La salina più grande del mondo odierno: la Salar de Uyuni, in Bolivia. Il Mediterraneo nel Messiniano doveva presentarsi così in molti punti (da Google)
La salina più grande del mondo odierno: la Salar de Uyuni, in Bolivia. Il Mediterraneo nel Messiniano doveva presentarsi così in molti punti (da Google)

Personalmente ritengo molto interessante e bizzarro ciò che avvenne nel Messiniano per circa 630.000 anni al nostro Mediterraneo.

Il Mare Nostrum cominciò a stagnare già 6-7 milioni di anni fa, alla fine del Tortoniano e inizio del Messiniano. Questo portò sicuramente a un ossigenazione decrescente, per il flusso interrotto delle correnti e il minore apporto idrico ricco di nuovo ossigeno.

La vera crisi si svolse in tutto il Mediterraneo 5,96 milioni di anni fa, e perdurò fino a circa 5,3-5,2 milioni di anni fa.

Le prove di questo evento catastrofico sono da ricercare nelle montagne appenniniche, che si stavano sollevando e nelle montagne siciliane, oltre che nei carotaggi ad alta profondità effettuati in alto mare. La formazione gessoso-solfifera che oggi si estende per buona parte degli Appennini (visibilissima in Emilia Romagna) è stata depositata appunto grazie a questa drastica evaporazione del mare. Essendo stato un evento straordinario a livello globale, i depositi di sali italiani sono tra i più grandi e importanti del mondo.

Si sa che nell'acqua di mare sono disciolti molti sali, non solo il classico NaCl (salgemma), ma anche sali di zolfo (gessi e anidriti), di potassio (KCl, silvite) e di magnesio (carnallite), e che ognuno di loro ha un equilibrio chimico di dissoluzione in acqua che ne determina la solubilità. Quindi si sono alternati processi di deposizione di sali diversi a seconda del tasso di concentrazione degli stessi nell'acqua, rendendo la soluzione (acqua+sale) sempre più concentrata.

Probabile situazione del Mediterraneo in piena crisi di salinità.
Probabile situazione del Mediterraneo in piena crisi di salinità.

I primi a depositarsi furono i sali di calcio: calcite (CaCO3), gesso (CaSO4 x 2H2O) e anidrite (CaSO4, gesso disidratato), dopodichè seguirono il salgemma (NaCl), l'epsomite (MgSO4 x 7H2O), la silvite (KCl) e altri sali di magnesio e boro.

Questa successione di composti chimici è proprio in ordine di solubilità nell'acqua: i meno solubili (calciti, gessi) si sono depositati subito, appena cominciò il deficit acqua-sali; mano a mano che la concentrazione aumentò anche i meno solubili di depositarono (salgemma-epsomite-silvite-magnesiaci-borati): oggi possiamo vedere benissimo queste serie di deposizioni osservando la stratigrafia di una montagna emiliana, umbra, toscana o siciliana, e questo è il motivo per il quale oggi in Italia abbiamo questi imponenti strati di sali che si adagiano sopra le argille Mioceniche e sotto quelle Plioceniche.

Anche lo zolfo siciliano si pensa derivi da questo evento: molti credono che si siano moltiplicati batteri che scissero le molecole di gesso in calcite+zolfo, creando i depositi oggi conosciuti. Altri minerali tipici della Sicilia, come la celestina, sono derivati da questa evaporazione su larga scala.


E nella Tuscia? I pochi depositi Messiniani che affiorano nella nostra area non presentano fossili di specie acquatiche, al contrario della maggior parte delle rocce circostanti, e questo è già un segno della mancanza di acqua marina. Inoltre, e la cartina geologica lo sottolinea, si possono trovare cristalli di gesso dispersi o in banchi. Recita la legenda dei terreni Messiniani: "marne e argille e sabbie poco cementate con intercalazione di cristalli o banchi di gesso o in arnioni concrezionati [croste]". Purtroppo solo pochi terreni ai bordi del letto del Mignone e del Marta contengono questa eredità Messiniana, e devo ancora visitarli per capire meglio di cosa si tratta. Comunque, usando le informazioni del web e le utilissime carte geologiche, mi viene a pensare che la Tuscia sia stata sommersa prima dell'evento (come affermano le rocce subito più antiche, contenenti fossili marini), poi con il ritiro del Mediterraneo esso lasciò una sorta di laguna molto bassa che presto evaporò per dare vita ai modestissimi banchi di gesso che si trovano nei citati strati. Questo da anche un informazione sulla profondità del mare nella Tuscia all'epoca, che doveva essere molto bassa o comunque formante un golfo o una piccola insenatura, ma di sicuro non grossi bacini come quelli sovrastanti gli antichi Appennini in sollevamento.

Verso i 5,3 milioni di anni il Mediterraneo ricevette nuove ondate di acqua dall'Atlantico e da quello che oggi è confinato nel Mar Caspio: ecco che nella Tuscia cominciarono a depositarsi di nuovo, nei terreni Pliocenici, fossili marini come molluschi ed echinodermi.