MARTELLI E MAZZETTE
I martelli, insieme agli scalpelli, sono la base dell'attrezzatura di scavo.
Principalmente quelli necessari sono:
- mazzetta da carpentiere, da 500 o 600g;
- martello da geologo (quello con un lato piano e uno spaccato)
Evitare mazze troppo pesanti o grosse, sono scomode da portare e spaccano la schiena più che le rocce. Consiglio di possederne una bella grossa, tipo 2 kg, e di non portarla nella borsa in ogni uscita, ma solo se si è sicuri che serva, tipo rocce particolarmente dure, massi rotondi con poca stratificazione dove potrebbe attaccare lo scalpello. Se si è in due si può portare questo tipo di mazze, in modo da spartirsi il peso degli altri utensili, oppure se la zona di raccolta è molto vicino al parcheggio del veicolo con il quale ci si muove.
Evitare mazzette col manico di legno perchè si deteriorano molto presto; piuttosto è meglio spendere qualche euro in più per acquistare una mazzetta o un martello col manico in gomma antiscivolo (massimo 15-20 euro). Raccomando la pulizia ogni volta che lo si utilizza, a fine giornata, in modo da rendere questi strumenti quasi eterni.
SCALPELLI
Anche questi sono utensili basilari per la ricerca di fossili. Permettono di fare leva tra gli strati di roccia, spaccarla più efficientemente e concentrare la botta del martello in un unico punto. Sono utili anche a dare colpi vicinissimo a un pezzo senza danneggiarlo, cosa impossibile con la mazzetta. I necessari sono:
- uno scalpello a punta larga, tipo 2-3 cm
- uno scalpello a punta media, 1 cm
- uno scalpello a punzone, con una punta non piatta ("punta da muratore")
E' importante averne almeno 3 di diversa dimensione per avere la massima versatilità. Consigliati quelli smaltati, nel senso che il corpo non ha l'acciaio esposto all'aria ma è protetto da una vernice protettiva, magari antiscivolo (così da prevenire la ruggine)
Molto utili sono i manici paramano, di gomma, che danno molta più sicurezza e ogni colpo può essere sferrato con il massimo della potenza.
Stesso discorso delle mazzette per i manici, evitare quelli di legno preferendo i più moderni e duraturi plastici antiscivolo, oppure uno scalpello interamente in acciaio corredato di paramano (il primo della foto)
PIEDE DI PORCO E PALA
Molto utile per fare leva tra gli strati di roccia è il piede di porco, un utensile facoltativo ma molto efficiente.
Spesso gli scalpelli non sono adatti a questo lavoro, quelli più fini si flettono e si piegano o magari sono troppo corti e non danno il braccio giusto alla leva: con questo utensile, sagomato appositamente, si ovvia al problema.
La pala serve invece quando si deve scavare, come nei terreni argillosi, o nelle sabbie, o sulle sponde di un fiume. E' adatta una semplice pala da giardinaggio, quelle lunghe 40-50 cm.
ALTRI STRUMENTI
Ci sono altri strumenti utili, ma non indispensabili:
- delle pinzette, tipo quelle da peli
- un coltello, per qualsiasi evenienza
- un cacciavite spaccato, da usare come scalpello di sacrificio
- una lente
- un binocolo o cannocchiale
A volte accade che ci siano operazioni scomode da fare e che mettano a rischio il buono stato degli utensili principali; è utile quindi, ma non necessario, averne uno "da sacrificio", come può essere un vecchio cacciavite arrugginito o un pezzo di ferro storto, che magari possiamo usare per bloccare qualche pietra o per smuovere del fango che potrebbe intasare gli attrezzi.
Sono abbastanza utili anche una lente di ingrandimento e un paio di pinzette. Il binocolo potrebbe servire per esplorazioni in luoghi nuovi, magari per avvistare da lontano un costone roccioso o per individuare un affioramento invitante.
PENNELLI E SPAZZOLE
Sul campo i pennelli potrebbero servire in contesti sabbiosi oppure quando si ha a che fare con calcari molto poco coesi, farinosi.
Non servono per pulire i pezzi estratti ma più che altro pennellando o spazzolando la superficie si possono portare alla luce esemplari prima nascosti, o semplicemente per determinare se vale la pena o no di staccare un reperto, che magari risulta frammentato ma è occultato dai sedimenti. Alcune rocce si possono trattare esclusivamente con una spazzola dura, tipo quella per unghie, riducendola per ogni spazzolata e facendo staccare automaticamente fossili molto fragili.
Come esempio, i Pecten flabelliformis del bosco di Tarquinia li ho estratti in questo modo, spennellando la roccia intorno fino a consumarla e staccare il pezzo, aiutato da un po di acqua che ammorbidisce il tutto.
SCATOLE E CONTENITORI
Questo tipo di attrezzatura deve essere molto abbondante e varia: si devono avere scatoline per i pezzi più piccoli, insieme a cotone per rivestirli; scatole più grosse, singole, contenitori alimentari, porta-uova in cartone...
Bisogna insomma avere una grande scelta di contenitori a seconda della fragilità e della dimensione dei pezzi da conservare, in modo che nel viaggio di ritorno non subiscano danni fisici: è molto importante perchè molto spesso un fossile fragile si rompe per le vibrazioni o per il cozzare con altri fossili durante il rientro a casa.
Evitare cassettiere a scorrimento, si aprono da sole con le accelerazioni e spesso non sono sigillate. I migliori contenitori sono:
- cassette di minuteria elettrica o meccanica, in plastica, chiudibili, solide e con molti scompartimenti
- porta esche da pesca, chiudibili e magari imbottiti
- scatoline cilindriche con tappo
- contenitori alimentari di plastica (mi raccomando non di vetro!!)
Ovviamente ci si dovrà regolare con la quantità e la dimensione a seconda dello spazio a disposizione per il trasporto. Io personalmente ho una decina di scatoline di plastica trasparenti con scompartimenti, sempre nella borsa, con 15 scomparti l'una (ospitano fino a 150 pezzi!), che sono sicure, leggere e occupano pochissimo spazio.
BUSTE, PEZZI DI PLASTICA, PLURIBALL, STOFFE
Questi sono altri accessori per la protezione dei fossili durante il viaggio o gli spostamenti nella zona di raccolta; consigliate buste di stoffa (quelle classiche della spesa, in plastica, si sfasciano subito), buste in plastica rigide con la chiusura ermetica, sacchetti in tela o in velluto per i pezzi più fragili.
Inoltre si possono usare fogli di pluriball, polistirolo o cotone idrofilo per proteggere ulteriormente i reperti, insieme a strofinacci, vecchie magliette, o stoffa in generale.
Questi materiali si utilizzano in combinazione con le scatole per dare la massima protezione al pezzo.
UTENSILI DI RIFINITURA MECCANICA: PINZETTE, SCALPELLINI, PUNTE
La vera preparazione estetica e scientifica del pezzo avviene a casa, con l'aiuto di acqua corrente o aria compressa insieme a questi utensili meccanici con cui si possono raschiare, svuotare, portare alla luce e pulire i fossili.
Il mio kit personale, all'interno di una cassetta da minuteria, comprende:
- pinzette a punta piatta
- pinzette a punta fine
- lime di varie dimensioni e grana (fini, grossolane, piccole, grandi), vanno benissimo quelle economiche da ferro
- pezzetti di alluminio sagomati a scalpellino, punte dritte, oblique, piatte, acuminate
- aghi, di quelli fini da sarta (immanicati) e alcuni "da porchetta" (lunghi 10-15 cm, abbastanza spessi)
- raschietti per la lavorazione del legno: utili in matrici morbide, come argilla, facilmente modellabili
- listelli di legno duro sagomati per le matrici più delicate (terra, calcari sabbiosi), ideali anche gli stuzzicadenti.
Ci si può sbizzarrire nell'uso degli aghi, dei listelli in legno, dei raschietti: basta farsene un buon kit, che comprenda forme e dimensioni il più eterogenee possibili e che si adattano alla maggior parte delle applicazioni: rocce fragili, dure, fossili esili e sottili, grossi bivalvi.
SPAZZOLE E PENNELLI
Anche sulle spazzole a casa ci si può sbizzarrire, ci sono centinaia di modelli di pennelli più o meno duri, spazzolini da denti vecchi o spazzole da unghie.
Nel mio kit ci sono:
- un pennello largo, abbastanza duro, di quelli che si usano per verniciare i cancelli
- una serie di pennellini da pittore, da fini a grossi e da larghi a stretti, per i pezzi più piccoli e delicati
- una spazzola di plastica tipo da unghie, dura, per una spazzolata energica grossolana
- 3 spazzolini da denti, morbido, medio e duro
- una spazzolina piccola e dura, di quelle dei rasoi
- una spazzola grossa e morbidissima tipo da parrucchiere, serve per togliere la polvere rimasta dalla pulizia una volta che il pezzo si è asciugato.
Anche i pennelli da trucco sono adatti, ma occorre prenderne anche di più duri. Evitare assolutamente spazzole di metallo, distruggono il pezzo e si intasano spesso con i pezzi di roccia umida.
ACIDI E PRODOTTI CHIMICI
I fossili presentano spessissimo difficoltà tecniche nel pulirli, ad esempio pezzi di roccia che non vogliono staccarsi, patine nere di alterazione, muschi o materiali organici...
I prodotti chimici possono aiutare, ma mai abusarne, pena l'irrimediabile danneggiamento del fossile.
-Possiamo usare dell'HCl, acido cloridrico, che in commercio si trova facilmente sotto forma di acido muriatico (acido cloridrico diluito in acqua mediamente al 15-20%). Questo acido è il componente base degli anticalcari perchè scioglie, appunto, i calcari (carbonato di calcio, CaCO3) di cui sono fatte la stragrande maggioranza delle rocce sedimentarie fossilifere. Con questo prodotto si può, quindi, eliminare quella patina di calcare che è restata attaccata a un pezzo del reperto, con l'aiuto di un pennello e avendo sempre sottomano l'acqua corrente.
Quando si usa l'acido muriatico non c'è bisogno di grosse precauzioni (tipo occhiali, camice o roba simile) ma soltanto stare attenti a non portarlo a contatto con la pelle per troppo tempo, non respirare i vapori (anidride carbonica) e attenzione agli schizzi. Si noterà subito una spiccata effervescenza appena l'acido va a contatto con il carbonato.
Per trattare i pezzi con il muriatico, preparare in una ciotola di vetro un po di prodotto, prendere un pennello e applicarlo sul fossile, stando attenti a non danneggiare parti che non si vogliono toccare, in caso l'acido trabocchi si può sciacquare tempestivamente con acqua corrente e i danni saranno contenuti.
- possiamo usare dell'acqua ossigenata per pezzi molto duri e calcificati, l'azione ossidante di questo prodotto è di tipo meccanico più che chimico: H2O2 va a diventare H2O e O2 gassoso e queste bollicine di ossigeno aiutano a distaccare pezzetti di matrice e altra sporcizia. Il trattamento è molto lungo rispetto all'acido (massimo 20 secondi con l'acido, alcune ore con l'acqua ossigenata), ma il tempo dipende sempre dalla concentrazione in volumi: le acque ossigenate "commerciali", da medicamento, che hanno una concentrazione di 10-20 volumi necessitano di una notte per dare effetti apprezzabili, mentre quelle "industriali" da 120-130 volumi hanno bisogno di molto meno tempo e producono un'effervescenza molto più spiccata.
- candeggina (NaClO) per eliminare i residui organici (muffe, licheni, muschi, radici): questo prodotto chimico disgrega qualsiasi cosa di vivo e organico che infesti il pezzo, di solito un po di ore in soluzione con 50% acqua e 50% candeggina fanno ottenere una buona pulizia: si rimuoverà poi la sostanza organica con la spazzola o l'ago.
Ovviamente non scordiamoci del classico lavaggio in acqua!
ASCIUGATURA DEI PEZZI
I fossili, una volta puliti e lavati, vanno asciugati.
Questa operazione deve essere lenta e naturale, cioè lasciati all'aria in modo che l'acqua evapori gradualmente, al sole o dentro casa. Non usare phon o stufette, perchè il repentino cambiamento di temperatura e l'essiccazione istantanea molte volte sono stress per il fossile o per la matrice, che può disgregarsi o assumere una consistenza troppo fragile.
La cosa migliore secondo me è procurarsi una cassetta della frutta, che sono forate sotto, e lasciare evaporare l'acqua. Meglio ancora se si sostituisce il fondo con una rete metallica a maglia fine, tipo le reti di acciaio quadrettate che si usano per i tubi delle grondaie o le gabbie di animali.
Evitare di strofinare i reperti con pezze o asciugamani, si rischia di danneggiarli e l'asciugatura non avviene completamente. Molta attenzione con le matrici blande, come terreni argillosi o calcari sabbiosi, che dopo essersi imbevuti di acqua sono molto poco resistenti.
TRATTAMENTI DI RINFORZO E PREPARAZIONE ALL'ESPOSIZIONE
Può capitare che il fossile si sfaldi, si rompa o che dopo il lavaggio assuma irrimediabilmente una notevole fragilità. Si usano quindi trattamenti per rinforzare la matrice o per renderla presentabile agli occhi che la scruteranno dall'altra parte della vetrina. Possiamo usare:
- colle viniliche diluite: con una parte di colla, tipo Vinavil, e 10 di acqua, si ottiene un alto grado di coesione che può salvare la vita alla matrice e al pezzo. Diluire i due componenti secondo queste concentrazioni e spennellare il miscuglio sulla superficie, quindi lasciare asciugare: oltre che rinforzare, si otterrà una buona lucentezza, lasciando inalterato il colore e i dettagli. Ovvio che se si usa troppo composto, il fossile assume un aspetto poco naturale, quindi consiglio di andare per gradi e farsi guidare dall'esperienza per quanto riguarda la quantità.
- colle cianoacrilate (super attack): sono adatte però solo all'incollaggio di parti non porose, come può essere il guscio di una conchiglia, ed è molto inefficiente nell'incollare pezzi di matrice come calcari sabbiosi. Si puliscano bene dalla polvere le superfici che devono essere incollate. Queste colle risultano molto utili quando una conchiglia si spezza: se si sovrappongono perfettamente le superfici e non si usa troppo prodotto, l'incollaggio nemmeno si nota. A me è capitato con un Haustator vermicularis che ho trovato diviso in due in un terreno: dopo aver applicato poco attack, la conchiglia era integra. Questo tipo di colle accettano superfici bagnate, infatti polimerizzano in presenza di aria umida. Per scioglierle si usa l'acetone, che ammorbidisce la resina una volta che si è indurita.
- si possono "segregare" i fossili inglobati in una matrice incoerente con dei fogli di carta assorbente (scottex, carta igienica) che verranno poi spennellati con colla vinilica diluita. E' un po antiestetica come soluzione, ma si ottengono buoni risultati.
- non applicare cere o olii sui fossili, danno un senso di "non naturalezza": questi tesori della terra devono essere conservati ed esposti in modo il più possibile realistico e cercando di non alterare l'aspetto che avevano quando sono stati estratti dalla roccia.
Diciamo che, per un buon risultato sia sul campo che a casa, bisogna investire qualche soldo per procurarsi questa attrezzatura che permette di fare le cose principali collegate al recupero dei fossili e alla loro preparazione.
Sul campo bisogna portare solo gli attrezzi strettamente necessari e abbondare di buste e protezioni: pesano e ingombrano pochissimo.
A casa, con un buon assortimento di spazzole, aghi, pennelli e prodotti per la pulizia, si possono ottenere risultati favolosi.
Ovviamente non c'è un metodo migliore per pulire o per scavare, tutto dipende dalla persona che lo fa e dalla sua esperienza: una volta che si ha rotto dei fossili, sbagliato la concentrazione di acido o dato un colpo di troppo con la mazzetta, si saprà come comportarsi la prossima volta.
Voglio tralasciare tutta la parte che riguarda l'esposizione e la catalogazione dei reperti, sarebbe un argomento troppo ampio e sono sicuro che ogni persona ha il proprio metodo per farlo (e i propri mezzi e spazi adatti).