Il terreno della zona della Turchina si può raggiungere dalla strada statale Aurelia bis, praticamente a metà strada tra Tarquinia e Monteromano. Qui si trova, a sinistra e a destra della strada, un ambiente tipico della campagna maremmana: campi coltivati delimitati da piccoli fossi in cui cresce una rigogliosa boscaglia, la macchia: in questi campi affiora l'unità della Turchina, costituita da argille grigio-blu a volte sabbiose contenenti migliaia di frammenti organismi marini come molluschi, cnidari e briozoi.
Analizziamo le due zone da me visitate:
La zona delimitata dal cerchio "affioramento 1" è la prima che ho visitato: da qui provengono la maggior parte dei pezzi della mia collezione che rappresentano la fauna di questi strati.
E' raggiungibile attraverso una strada sterrata sulla destra (direzione Tarquinia) che si può riconoscere dalla presenza di un cartello "proprietà dell'Università della Tuscia". Una volta imboccata la strada ci si immerge nell'ambiente maremmano, è facile trovare in mezzo al cammino dei greggi di pecore o grosse vacche (attenzione a queste ultime o ad eventuali cani pastori). Basta fare 400-500 metri per ritrovarsi all'ingresso di un boschetto, in cui vi si immerge la strada: siete arrivati al punto dove affiorano le argille della Macchia della Turchina, basta infatti esplorare il terreno appena scesi dall'auto per imbattersi in grosse ostriche e frammenti di pettini o Cerastoderma. La strada che porta al campo a sinistra (verso il mare) vi farà accedere a uno sbancamento, e lo strato "buono" è immediatamente visibile per il colore grigio ma soprattutto per la miriade di coralli sparsi al suo interno: io penso che in un metro quadro di superficie siano presenti un migliaio di frammenti, forse qualcosa di più.
Una volta trovata la "parete" alta circa un metro, si può cominciare ad ammirare la biodiversità del mare pleistocenico ma soprattutto l'ottima conservazione dei pezzi rinvenibili: non è difficile trovare intere colonie di Cladocora caespitosa formate da 15-20 rami, grossi Hexaplex trunculus spinosi, Anadara darwini e Cerastoderma glacuum in connessione così come Aequipecten opercularis, Chlamys varia e Chama gryphoides.
Insomma, in una porzione di terreno lunga meno di 10 metri si potrebbe perdere un'intera giornata di divertimento scovando gli esemplari migliori e portando via una "vagonata" di pezzi bellissimi.
Dato che quella zona è ai bordi di un campo, è soggetta alla lavorazione con macchine agricole: infatti camminando per il campo in questione è possibile ritrovare la stessa identica fauna ma.. completamente distrutta. Quindi il mio "appello" è: lettore, che passerai per questa zona, portati via il maggior numero di pezzi possibili così da salvarli dallo schiacciamento dei trattori!
La zona "affioramento 2" è stata esplorata successivamente, e presenta all'incirca le stesse caratteristiche della zona precedente, le stesse associazioni faunistiche e la tipologia di strato, come indica la carta geologica.
Il cerchio "affioramento 2" è raggiungibile da una strada a sinistra appena dopo l'abitato di Monteromano, che porta a diversi campi con le caratteristiche simili a quelli a destra dell'Aurelia Bis.
A un certo punto la strada diventa poco accessibile (a meno che non si possegga un fuoristrada), quindi si parcheggia in un piccolo spiazzo e si percorrono 200-300 metri in discesa verso valle per raggiungere il luogo preciso dell'affioramento. Durante questo percorso si ha la possibilità di apprezzare la transazione tra strati calcareo-sabbiosi compatti, simili a quelli del flysh affiorante nei dintorni di Monteromano, ricchi di clasti eterogenei, e gli strati puramente argillosi (o comunque poco sabbiosi) dell'Unità Macchia della Turchina; a metà strada, quando appunto si verifica questa transazione, ho potuto notare una piccola spaccatura al centro della "carreggiata" che rivela una panchina formata da una matrice pastosa, compatta e sabbiosa in cui sono immersi innumerevoli Cerastoderma in connessione e perfettamente conservati, oltre ai loro frammenti e calchi.
Oltrepassato questo strato a "panchina" si accede all'area argillosa: si nota subito perchè si passa dal giallo-ocra degli strati sabbioso-marnosi al grigio-blu delle argille, inoltre sono molto più rari (se non assenti) i clasti immersi nella matrice. L'area argillosa inizia da circa 3/4 della discesa fino alla parte più bassa della strada, che poi continua con una curva a sinistra in leggera salita. Qui si guada un piccolo fosso nel quale alveo ci sono enormi massi marnosi, facenti probabilmente parte dell'area geologica indicata sulla carta con FYT (flysh della Tolfa, di età cretacica-eocenica e molto sviluppati), dopodichè ci si ritrova davanti una piccola frana ai lati del sentiero molto simile agli sbancamenti dei campi nell'affioramento 1: qui si può procedere alla raccolta di bei pezzi di Chama gryphoides e Cardita calyculata molto spinosi e ben conservati, in connessione. Il numero di frammenti di corallo è all'incirca simile all'altro affioramento, ma ci sono leggermente meno specie presenti (ma probabilmente scavando si ritrova la stessa identica associazione, mi sono limitato a sondare solo la superficie).
La zona "affioramento 2" è stata esplorata successivamente, e presenta all'incirca le stesse caratteristiche della zona precedente, le stesse associazioni faunistiche e la tipologia di strato, come indica la carta geologica.
Il cerchio "affioramento 2" è raggiungibile da una strada a sinistra appena dopo l'abitato di Monteromano, che porta a diversi campi con le caratteristiche simili a quelli a destra dell'Aurelia Bis.
A un certo punto la strada diventa poco accessibile (a meno che non si possegga un fuoristrada), quindi si parcheggia in un piccolo spiazzo e si percorrono 200-300 metri in discesa verso valle per raggiungere il luogo preciso dell'affioramento. Durante questo percorso si ha la possibilità di apprezzare la transazione tra strati calcareo-sabbiosi compatti, simili a quelli del flysh affiorante nei dintorni di Monteromano, ricchi di clasti eterogenei, e gli strati puramente argillosi (o comunque poco sabbiosi) dell'Unità Macchia della Turchina; a metà strada, quando appunto si verifica questa transazione, ho potuto notare una piccola spaccatura al centro della "carreggiata" che rivela una panchina formata da una matrice pastosa, compatta e sabbiosa in cui sono immersi innumerevoli Cerastoderma in connessione e perfettamente conservati, oltre ai loro frammenti e calchi.
Oltrepassato questo strato a "panchina" si accede all'area argillosa: si nota subito perchè si passa dal giallo-ocra degli strati sabbioso-marnosi al grigio-blu delle argille, inoltre sono molto più rari (se non assenti) i clasti immersi nella matrice. L'area argillosa inizia da circa 3/4 della discesa fino alla parte più bassa della strada, che poi continua con una curva a sinistra in leggera salita. Qui si guada un piccolo fosso nel quale alveo ci sono enormi massi marnosi, facenti probabilmente parte dell'area geologica indicata sulla carta con FYT (flysh della Tolfa, di età cretacica-eocenica e molto sviluppati), dopodichè ci si ritrova davanti una piccola frana ai lati del sentiero molto simile agli sbancamenti dei campi nell'affioramento 1: qui si può procedere alla raccolta di bei pezzi di Chama gryphoides e Cardita calyculata molto spinosi e ben conservati, in connessione. Il numero di frammenti di corallo è all'incirca simile all'altro affioramento, ma ci sono leggermente meno specie presenti (ma probabilmente scavando si ritrova la stessa identica associazione, dato che mi sono limitato a sondare solo la superficie).
In conclusione, la zona etichettata TNA sulla carta geologica è ricchissima di fauna marina litorale che testimonia un caldo e calmo mare poco profondo, nel quale prosperavano intere barriere coralline di coralli, briozoi e alghe calcaree, dove trovavano l'habitat ideale decine di specie di molluschi.
In questo lavoro sulle linee di costa pleistoceniche tra Tarquinia e Civitavecchia (LINK) di Conato e Dai Pra ci sono utilissime informazioni su quest'area, con considerazioni stratigrafiche e analisi dei microfossili (come foraminiferi e ostracodi, utilizzati per datare un sedimento e capire l'ambiente deposizionale).
Porzioni di suolo provenienti dal primo affioramento della Macchia della Turchina.
A sinistra, un suolo argilloso-sabbioso contenente un Clanculus jussieui, vari rami di Cladocora caespitosa e quello che sembra un frammento di Aequipecten scabrella. Si notano inoltre innumerevoli frammenti di bivalvi e di coralli.
A destra, una porzione di suolo più sabbiosa contenente cristalli di gesso; si può vedere anche un frammento di Chlamys varia.
Area dei ritrovamenti. E' possibile rinvenire i fossili sulla superficie del campo, dove si trovano solo frammenti o grossi gusci di Hexaplex trunculus, l'unica specie capace di resistere alle ruote dei trattori; tuttavia i luoghi più redditizi sono i lati dei campi, dove l'argilla sabbiosa frana mettendo alla luce conchiglie perfette e fragilissime come quelle di Crepidula moulinsi, Chlamys varia e Scrobicularia plana.
I colori del suolo e delle rocce ritrovabili nella zona dell'affioramento 2: il masso a sinistra è una marna calcarea ricca di ossidi di vari elementi (come manganese e ferro) che gli danno quelle bellissime colorazioni; fa parte delle marne cretaciche-eoceniche della zona di Monteromano, staccatasi e rotolata nel mare dove si è risedimentata insieme all'argilla che costituisce la matrice.
A destra, una foto di uno spaccato naturale ritrovato vicino alla zona del secondo affioramento, mostrante le varie colorazioni (che corrispondono a varie composizioni chimiche e vari stati di ossidazione degli elementi) e la transazione tra argille grigio-blu e rossastre.
Le argille del luogo contengono moltissimi tipi di clasti, tutti rimaneggiati in tempi antichi e ridepositati: varie rocce provenienti da luoghi diversi (così come i fossili), staccandosi dalle loro formazioni, sono rotolate verso il mare e lentamente sono state trasportate in profondità dove, in condizioni molto calme, il sedimento fine le ha avvolte e seppellite. A sinistra vediamo un'arenaria bioturbata (si vedono infatti piccole gallerie prodotte da vermi o molluschi) e a destra invece una calcarenite molto più bioturbata, contenente calchi di Cerastoderma e Cardita.
Ambienti nei dintorni degli affioramenti della Turchina. Il tipico paesaggio rurale della Maremma comprende greggi di pecore con i cani pastore, vacche e cavalli allo stato brado, grandi campi coltivati con alberi isolati e delimitati da folte macchie.
La natura suggestiva che si incontra visitando la zona "affioramento 2". Nella foto a sinistra si possono notare i grandi banchi di marne cretacico-eoceniche che fanno da piattaforma a tutti gli altri sedimenti terziari.
La fauna delle argille grigio-blu della Turchina. A sinistra, una Cardita calyculata giovane e molto spinosa circondata da frammenti di molluschi; a destra, un grosso nodulo argilloso pieno di Cladocora caespitosa, con Cerithium vulgatum, Clanculus jussieui e frammenti di pettinidi.
Anadara darwini CC
Arca noae PF
Cardita calyculata C
Glans intermedia PF
Cerastoderma glacuum CC
Acanthocardia tuberculata R
Chama gryphoides C
Neopycnodonte cochlear CC
Ostrea edulis C
Corbula gibba PF
Gastrana fragilis CC
Venerupis senescens CC
Venus multilamella PF
Chlamys varia CC
Aequipecten opercularis C
Aequipecten scabrella PF
Flexopecten glaber R
Cerithium vulgatum CC
Cerithium crenatum RR
Cerithium cfr. lividulum R
Cerithium varicosum (I) R
Diodora italica PF
Fasciolaria cfr. cepporum (I) R
Niso eburnea R
Vexillum ebenus PF
Patella caerulea R
Potamides tricinctus C
Potamides granosus var. giulii (I) R
Haedropleura cfr. septangularis (I) C
Mitrella nassoides C
Crepidula unguiformis R
Crepidula moulinsi C
Bolinus brandaris R
Nassarius reticulatus PF
Pollia dorbignyi C
Hexaplex trunculus C
Hexaplex pecchiolanus PF
Clanculus jussieui C
Haustator vermicularis R
Cochlis sp. C
Antalis cfr. novemcostata (I) PF
Cladocora caespitosa CC
Lithothamnium sp. PF
3 Phylum
30 Famiglie
44 specie
Clicca in LINK per vedere le tavole sistematiche dei fossili di questo giacimento.