Montebello è un piccolo insieme di case e attività agricole che sorge poco distante da Tarquinia, a nordest della città, sulla sponda destra del fiume Marta. Qui, in mezzo a campi coltivati, sbancamenti, pascoli e piccole pareti rocciose, si possono trovare testimonianze del mare pliocenico che depositò quelle che ora sono arenarie, argille e sabbie poco coese.

I fossili rinvenibili in questa zona sono molto interessanti, forse ancora di più di quelli trovabili nella valle del Mignone poco più a sud: molti echinodermi, molluschi di grandi dimensioni, microfossili come ostracodi e foraminiferi diversi.

In un punto particolare dove ho scavato, precisamente dentro il perimetro di un agriturismo, ho potuto osservare quello che secondo me è un tipico fondale fangoso-sabbioso, o comunque a granulometria molto fine: si trovano infatti grossi Pectinidae, Glycymerididae, Cerithiidae, Carditidae, tutti molluschi indici di un fondale mobile di profondità modesta e ricco di alghe e detrito in sospensione.


Aspetti ambientali e geologici



Ambiente di raccolta presso l'agriturismo "Re Tarquinio": il terreno è argilloso-sabbioso, dalla granulometria molto fine, contenente grossi gasteropodi spesso integri e pezzi di bivalvi. Non essendo coltivato, i fossili di questo terreno sono grosso modo nello stesso stato di conservazione di quando sono stati sepolti, è infatti possibile vedere alcuni orientamenti preferenziali soprattutto nei Cerithium che grazie alla loro forma si allineano con la corrente.

 

I terreni descritti in questa pagina sono tutti all'interno dei possedimenti dell'agriturismo "Re Tarquinio": abbiamo ovviamente chiesto il permesso al proprietario prima di cominciare la ricerca, il quale è stato molto cortese e gentile e addirittura ci ha scortato fino al terreno in questione. La porzione di suolo contenente i fossili si trova lungo la spalla di una collina adibita a recinto per gli asini: ottimo luogo per cercare fossili perchè il terreno non è mai stato toccato dai trattori, destino diverso da tutte le altre colline circostanti.

Naturalmente invito chi volesse visitare l'affioramento a chiedere prima il consenso del proprietario, dato che è suolo privato.

Ho scoperto questo affioramento casualmente: ero "a caccia" di terreni marchiati sulla carta geologica con BGS, datati Neogene e contenenti abbondante macrofauna, ma purtroppo ho voluto arrivarci da un punto impraticabile che avrebbe previsto l'attraversamento di svariati fossati ricolmi di rovi, come è prassi in queste zone per dividere i vari campi.

La fortuna è stata però dalla mia parte: avendo sbagliato strada mi sono imbattuto in un lembo sabbioso lungo circa 100-150 metri al bordo di questa stradina sterrata (già all'interno della tenuta dell'agriturismo). Sceso dalla macchina per indagare, scopro che ci sono centinaia di frammenti di echinidi irregolari (Clypeaster), tra cui pezzi di testo e spine di varie specie. Non si trovano altri fossili interessanti oltre agli echinidi a parte qualche bivalvino integro o gasteropodi banali, oltre ovviamente alle onnipresenti Ostrea e Neopycnodonte.

Procedendo verso la meta prestabilita, mi sono imbattuto anche in piccole pareti di argilla contenenti un enorme quantità di foraminiferi, con densità a volte anche di 7-8 esemplari per centimetro lineare di terra. Da qui fino alla fine del viaggio (300 metri prima della meta, con un fosso di rovi immenso che mi separava da essa) non ho più trovato fossili interessanti tranne i soliti banali.

Sconfitto, me ne andai da quel luogo a mani vuote ma la sorte volle che io e il mio compagno di avventure rimanessimo chiusi all'interno del perimetro dell'agriturismo: chiamato il proprietario per avvisarlo, ci indicò telefonicamente una stradina alternativa di uscita e ci disse che se stavamo cercando dei fossili, lui avrebbe potuto mostrarci un giacimento.

Il giorno dopo mi fiondai di nuovo in quei terreni apparentemente sterili: questa volta avevo raccolto altri 3 amici che mi hanno aiutato a scavare. Una volta arrivati un signore del posto, sotto consiglio del proprietario, ci scorta verso questo recinto molto grande dove scorrazzavano liberi due asini, e mi accorgo subito dell'abbondanza di fossili presente in quel pezzo di terra.

Cominciati gli scavi cominciammo a tirare su grossi Cerithium (che devo ancora classificare ma penso si tratti di C. crenatum o C. varicosum), Cardita in connessione, un Flabellipecten flabelliformis di 12 cm di diametro, una Pelecyora (penso P. gigas) molto grande ma incompleta, molti Trochidae (come Diloma patulum), alcuni Laevicardium, Pectinidae, Ostreidae e Gyphaeidae, frammenti di Cardium hians e vari Hexaplex. Tutto sommato non c'è molta biodiversità ma gli esemplari ritrovati sono particolarmente grandi e a volte ben conservati: questo mi fa pensare a un fondale poco profondo di un golfo o di una laguna con pochi predatori, come testimoniano le grosse dimensioni delle varie specie che avevano il tempo di crescere molto prima di morire. I mangiatori di molluschi sono comunque presenti, infatti si trovano anche diverse Cochlis e Hexaplex insieme ai bivalvi di ambiente sabbioso-fangoso. Anche la granulometria suggerisce un fondale relativamente poco profondo, infatti il sedimento non è finissimo (non è quindi un limo, fango o argilla) ma ha granulometria compresa tra quella della sabbia e quella dell'argilla. La presenza di molti pezzettini di Pinnidae (credo si tratti di Atrina sp.) mi fa pensare a un antica prateria di Posidonia oceanica: effettivamente il sedimento è della giusta granulometria, ci sono specie di molluschi erbivori e sospensivori (Cerithium i primi, Ostreidae i secondi) e i loro predatori anche se, secondo la carta geologica, l'ambiente di deposizione è marino circalitorale, una zona bentonica poco illuminata e dove la vita animale prende via via il posto di quella vegetale per la scarsità di luce. Questi fossili potrebbero essere benissimo stati rimaneggiati dopo la loro morte e depositati in acque più profonde dalle correnti: se così fosse, la zona di deposizione sarebbe sormontata da una prateria di posidonia. Il fatto che i fossili siano rimaneggiati me lo fa pensare anche l'alta presenza di frammenti di molluschi e dai bivalvi che sono quasi sempre disarticolati.

La carta geologica indica terreni medio-tardo pliocenici marchiati con RGG per la collina sabbiosa e PGM per il lembo sabbioso ad echinodermi. Ho trovato questi terreni molto diversi da quelli presenti nella sponda sinistra del fiume Marta e sulla destra del fiume Mignone, infatti li è il macco a dominare (una calcarenite abbastanza grossolana, gialla), segnato sulla carta con la sigla MCC. Tutto sommato sono stato soddisfatto dei ritrovamenti di questi terreni sabbiosi.


Oltre ai fossili quest'area ha offerto anche un altro tipo di "attrazione": una grotta artificiale completamente scavata nella sabbia, entrante circa 10 metri all'interno della collina, che mostra molto bene la composizione interna della stessa. La grotta è indicata nella mappa in cima alla pagina, si trova sul lato destro di una piccola stradina erbosa, semicoperta dalla vegetazione, e ha due entrate comunicanti distanti 5-6 metri l'una dall'altra. Si vede bene che la grotta è artificiale (o comunque non completamente naturale) per la geometria dell'apertura e dei condotti, che sono rettangolari dai bordi rettilinei, e dai segni degli scalpelli sulle pareti. Più che scalpelli, penso sia stata modellata con attrezzi molto economici magari da qualche abitante del luogo molte centinaia di anni fa.. chi può dirlo.

All'entrata della grotta si possono notare due tipi di rocce: una è un calcare organogeno molto simile per colore e granulometria a quello della spiaggia di Sant'Agostino, il che mi incuriosisce dato che all'interno si trovano gli stessi clasti vulcanici e gli opercoli di Bolma rugosa. Subito sotto questo piccolo strato (che sembra più che altro un guscio di alterazione della roccia sottostante ma potrebbe trattarsi anche di un episodio trasgressivo o regressivo del mare) si trova la pietra che costituisce tutta la collina, una sabbia compatta e gialla dalla granulometria più fine di quella del macco (calcarenite) ma più grossolana delle argille: la definirei "sabbia ben cementata". Qui si possono trovare incastonati molti fossili, spesso purtroppo distrutti ma di grandi dimensioni: ho trovato una colonia di 3 balani enormi (circa 10 cm di lunghezza totale) ma incompleti, alcuni pettini abbastanza integri, vari Ditrupa cornea, Ostrea e calchi di gasteropodi. Questa litologia mi ricorda un po le sabbie gialle a Flabellipecten del bosco di Tarquinia, che però sono leggermente più sgretolabili e meno coese: questo dipende però anche dal grado di alterazione che ha subito la superficie e non solo dal tipo di roccia stessa. La presenza di specie prettamente sabbiose come gli anellidi Ditrupa, la granulometria e la presenza di concrezioni sabbiose digitate mi fanno pensare a un fondale esclusivamente sabbioso con sporadiche rocce dove si attaccavano e prosperavano ostriche, balani e ricci di mare. La pietra della grotta è segnata sulla carta come RGG.


Come arrivarci



Immagini del luogo e dei ritrovamenti



Due ritrovamenti molto interessanti del luogo: a sinistra una frammento di Clypeaster proveniente dal "lembo ad echinodermi", a destra il grosso Flabellipecten flabelliformis rinvenuto nel terreno argilloso dell'agriturismo, dal diametro di 12 cm.



Luogo di raccolta dei frammenti di ricci di mare.



Il luogo di raccolto più prolifico: le argille sabbiose all'interno del recinto degli asini dell'agriturismo. Qui si possono trovare grossi Cerithiidae, Pectinidae, Veneridae e Muricidae.



A sinistra, uno dei due ingressi della grotta artificiale: a destra, una sezione di un balano dalla dimensione più grande di 7 cm ritrovata incastonata nella parete all'interno della grotta.


Galleria immagini

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Elenco delle specie fossili trovate


 

 

 

(ancora in allestimento...)



TOTALE



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