Gli affioramenti di calcari micritici tra le cittadine di Dossena e Serina nascondono qualcosa di molto particolare: la fauna fossile del bacino tropicale poco profondo che nel Triassico superiore occupava la porzione settentrionale dell'Italia. Si tratta dei calcari della formazione di Gorno, di età carnica (216,5-228 mln di anni): scuri, micritici, a frattura irregolare o concoide, bioturbati da resti di molluschi e animali marini.

L'area di affioramento di questi calcari è abbastanza ampia: un po in tutte le Alpi Orobie, quindi lecchese e bergamasco. Noi abbiamo visitato la porzione a cavallo tra la Val Serina e la Val Brembana, soffermandoci su un costone di roccia ai lati della strada con tanto di reti di protezione. Cercare è stato a dir poco facile: basta osservare nello sfasciume alla base delle reti (ovviamente senza estrarre rocce da sotto le reti...) per poter trovare frequenti gusci di bivalvi, singoli o in connessione, a volte anche in gruppi, di almeno 4 specie diverse. Inoltre, ho rinvenuto quello che sembra essere un dente di un pesce predatore preistorico...

Tutto sommato questo affioramento è speciale, almeno per me, dato che è stato il primo giacimento non Cenozoico che ho visitato. Ovviamente non c'è da aspettarsi un'abbondanza e una conservazione tipica del Pliocene, infatti i fossili di questi calcari sono rari, spesso mal conservati, fragili e difficili da scovare: ma ricordiamoci che hanno più di 200 milioni di anni, e trovare una conchiglia integra di quest'età è già un grande traguardo!


Aspetti ambientali e geologici


Mappa del luogo; gli affioramenti sono sul bordo della strada SP26, nei pressi di Dossena (BG).
Mappa del luogo; gli affioramenti sono sul bordo della strada SP26, nei pressi di Dossena (BG).

La strada che collega Dossena a Serina (la SP26) mette a nudo, nella parte più vicina a Dossena, un tratto della formazione di Gorno (GOR nella carta sottostante; nella mappa sono indicati i "confini" della litologia, in rosso). Questi calcari micritici (cioè microcristallini, a grana finissima) sono di colore nero-bluastro, grigio scuro o giallastri-rossi nei punti alterati; sono organizzati in strati decimetrici alternati ad altri strati più potenti di marna grigiastra. Si legge su Wiki che nella formazione possono intercalare anche ammassi lenticolari o tabulari di calcari, molto ricchi di fossili (calcari "lumachella", completamente costituiti da fossili). Essendosi deposti in condizioni anossiche (come suggerisce il colore scuro) e in presenza di materia organica (pesci, molluschi, vegetali), questi calcari emanano un leggero odore di H2S (acido solfidrico), che ricorda le uova marce. I fossili più interessanti di questi calcari possono essere gustati al Museo di Bergamo (bellissimo, consigliato). Analizziamo ora, a seconda degli indizi "scritti" nelle rocce, che tipo di ambiente ha portato alla formazione di questi calcari.

Carta geologica del luogo (fonte: ISPRA carte 1:50000) e ubicazione degli affioramenti della formazione di Gorno
Carta geologica del luogo (fonte: ISPRA carte 1:50000) e ubicazione degli affioramenti della formazione di Gorno

I calcari della formazione di Gorno, si legge sul web (Wiki, ISPRA) sono tipici di una sedimentazione avvenuta in un bacino marino poco profondo, calmo e tranquillo, nel quale confluivano apporti terrigeni da fiumi rendendo il fondale fangoso. Si pensi quindi a un area marina tropicale, poco profonda, con acque cristalline protette dal mare aperto da piattaforme carbonatiche dove potevano svilupparsi barriere coralline: questa laguna riparata era il luogo ideale per la proliferazione degli esseri viventi, infatti vi vivevano pesci, molluschi (rinvenibili in forma fossile) e sicuramente cnidari, echinodermi, crostacei. Inoltre la terraferma circostante era ricoperta da piante tipiche del periodo, come rivelano i fossili trovati in questi calcari: con mareggiate, tempeste o semplicemente con la morte naturale, queste piante morivano e venivano trasportate in questa laguna, dove venivano seppellite in modo abbastanza veloce da potersi conservare. In questa laguna vivevano quindi colonie di bivalvi (Curionia curionii, Myophoria kefersteini, Costatoria inaequicostata, Modiolus sp.), gregari o solitari sul fondale, e pesci predatori come il Saurichthys (di cui ho trovato un dente completo) che si aggiravano nelle acque basse a caccia di altri pesci o invertebrati. Rinnovo l'invito a visitare il Museo civico di storia naturale di Bergamo, che contiene un'intera sezione sulle rocce

autoctone e i loro fossili. Qui a sinistra, sezione stratigrafica dell'area visitata (presa da Wikipedia). Osservando le rocce che affiorano e costruendo un grafico simile si può capire la morfologia dell'ambiente di sedimentazione: si guardi la forma e la disposizione del calcare della formazione di Gorno. Si vede chiaramente che è una litologia che si è formata grazie al riempimento di un bacino, appoggiato sui calcari metalliferi bergamaschi e limitato ai lati dalle arenarie di Val Sabbia (vedi la voce su wiki che ne parla, molto interessante: LINK). La situazione doveva essere un po come quella delle attuali Bahamas: grandi pianure costiere tidali che proteggevano bacini e lagune interni nei quali la vita pullulava. In effetti, l'Italia del tempo assomigliava molto agli attuali Caraibi, o all'Indonesia. Col tempo, il mare si è man mano ritirato (ciclo di regressione), portando al prosciugamento del luogo e alla deposizione della Formazione di S. Giovanni Bianco, che contiene anche evaporiti: questa litologia testimonia chiaramente l'abbandono del mare e il passaggio a

Le attuali Bahamas: è così che doveva presentarsi parte dell'Italia triassica. Si notino le piattaforme carbonatiche e le svariate lagune interne.
Le attuali Bahamas: è così che doveva presentarsi parte dell'Italia triassica. Si notino le piattaforme carbonatiche e le svariate lagune interne.

un ambiente più stabile. In quei tempi, il mondo era già popolato da animali "superiori" ed evoluti, sia in mare che sulla terraferma: dopo l'estinzione del Permiano-Triassico la vita ha ricominciato ad evolversi e a diversificarsi. Sono comparsi i primi dinosauri, poi ittiosauri e pterosauri, comunità a bivalvi (come i Megalodontidi), coralli e pesci sempre più dissimili dalle forme primitive e "strane" del Primario. Sulla terraferma vivevano già gli anfibi e i rettili, e le piante erano ancora abbastanza primitive: palme, conifere e felci, oltre a gruppi oggi estinti. In effetti, facendo una veloce ricerca web, credo che i fossili vegetali che ho trovato siano riferibili a foglie di Cycas. Non bisogna scordarci che, in base ai fossili e all'osservazione delle rocce, si sa che l'ambiente del Triassico era molto arido e desertico.

Tutto sommato, anche se i fossili non sono molto frequenti e spesso mal conservati, questo giacimento molto accessibile è utile per immergersi in un epoca molto molto lontana, dissimile da tutto ciò che si possa vedere nell'attuale Italia, ricco di scoperte e fonte di ritrovamenti curiosi e soddisfacenti. Tutto questo, sul bordo della strada.

Fossili del Carnico di Dossena: in senso orario dall'angolo in alto a sx: Gervillia inflata, Myophoria inaequicostata, Modiolus sp., Curionia curionii.
Fossili del Carnico di Dossena: in senso orario dall'angolo in alto a sx: Gervillia inflata, Myophoria inaequicostata, Modiolus sp., Curionia curionii.

Per quanto riguarda i fossili, come detto in precedenza si possono trovare principalmente piccoli gruppi di bivalvi, spesso in connessione o riuniti in gruppi, oppure altri molluschi come gli ammoniti (abbondanti in quell'epoca), brachiopodi, resti di pesci e vegetali. I fossili più comuni sono sicuramente quelli di due specie di bivalvi: Curionia curionii e Myophoria kefersteini, riconoscibili la prima per la forma allungata e piatta, con righe concentriche, e la seconda per l'aspetto triangolare compatto con poche coste ben marcate. Molto comuni sono anche quelli del genere Septihoernesia, del quale si ritrovano gusci anche grandi e ben conservati. Altre specie rinvenibili sono Gervillia sp. (un bivalve allungato dall'umbone sporgente), e Modiolus sp., ma anche frequenti Myophoria inaequicostata. Come scritto sopra, ho ritrovato anche (con una botta di fortuna immensa) quello che sembra un dente del pesce Saurichthys. Frequenti anche i frammenti vegetali di quelle che sembrano Cycas: si tratta di frammenti di foglie allungate e strette, rigate longitudinalmente, che si rinvengono in ammassi tutti nello stesso blocco; alcune hanno un colore nero scuro e sembrano siano carbonizzate.

Per identificare bene tutti gli esemplari trovati in questo affioramento occorre un libro che parla in modo particolare del Carnico lombardo: il testo è "La fauna a lamellibranchi dello Julico" di Andrea Allasinaz. Purtroppo per ora non possiedo questo documento e mi è praticamente impossibile classificare i miei pezzi con il solo aiuto del web: i contenuti sono troppo vaghi o in disaccordo. Rimando la classificazione (e la descrizione) di queste specie a più avanti.

I fossili rinvenibili in queste rocce sono stati trovati anche in altri luoghi della catena alpina, come ad esempio presso Cave del Predil (UD), Rogno (BG) o in Val Camonica2. Anche in Germania sono stati trovati molti molluschi del Carnico; in questa pubblicazione (LINK) sono descritti i fossili di una località vicino a Schwäbisch Hall del Triassico superiore, conservati molto bene.


Come arrivarci



Immagini del luogo e ritrovamenti



Affioramento della Formazione di Gorno sulla SP26. A sinistra, scorcio della fontana dopo la quale incominciano i ritrovamenti (in direzione Dossena); a destra, vista di altri calcari poco distanti ma privi delle reti di contenimento.



Il gruppo mentre analizza le rocce cadute ai piedi delle recinzioni. Come si vede dalla foto a destra, non c'è bisogno di aprire le reti o far crollare le rocce all'interno: sarebbe pericoloso e moralmente sbagliato. Analizzando le rocce rotolate ai piedi della parete si possono trovare bivalvi già affioranti (le rocce scendendo da sopra si frantumano e le fratture seguono le forme dei gusci).



A sinistra, veduta complessiva della struttura dell'affioramento. Si notano gli strati di calcare micritico finissimo (quelli neri) intercalati da strati più potenti di marna più chiara. Queste ultime dovrebbero essere sterili (non abbiamo trovato nessuna traccia di fossili, al massimo qualche bioturbazione).



Nella foto a sinistra, una porzione di foglia nastriforme allungata, rigata longitudinalmente, con alcuni pezzi di pianta ancora presenti e carbonizzati; dove è saltata via, si nota lo stampo sulla roccia che evidenzia queste rigature. A breve una foto più dettagliata della struttura del vegetale. In base alle caratteristiche della foglia e alle specie presenti all'epoca, penso che questo resto sia da attribuire a Cycas.

A destra, i calcari micritici che si fratturano in piccoli prismi dai bordi taglienti e dalle facce concoidi o curve, irregolari.


Galleria immagini



Elenco delle specie fossili ritrovate


In allestimento...



TOTALE



Clicca in LINK per vedere le tavole sistematiche dei fossili di questo giacimento.