L'area in esame è situata immediatamente a sud di Bologna e compresa a est dal torrente Savena e ad ovest dal torrente Setta e dal fiume Reno.
A sinistra la cartina geologica: cerchiati e numerati ci sono i luoghi che ho visitato. Venendo da Bologna e procedendo verso sud, si passa dalla Pianura Padana con i suoi terreni alluvionali quaternari, a colline risalenti al Miocene e poi all'Eocene, dove si possono già vedere i famosi calanchi; ricordo che queste particolari strutture geologiche sono formate dal dilavamento da parte delle acque di ruscellamento e meteoriche di argille poco coerenti ed esposte agli agenti erosivi, senza una copertura vegetale. Aggiungo anche che i calanchi sono presenti soprattutto dove affiorano le argille azzurre plio-pleistoceniche, cioè in molte aree dell'Appennino.
A questo punto più ci si dirige verso sud più si incontrano rocce giovani: il che è strano, dato che la linea di costa pliocenica si trovava più o meno sugli strati eocenici e miocenici di oggi; basta guardare lo schema della disposizione delle formazioni e si capirà come la tettonica ha modellato questo territorio, facendo affiorare addirittura rocce del Cretaceo interposte tra i sedimenti quaternari e quelli pliocenici.
E' a sud di Pianoro che si incontra il vero e proprio parco del Contrafforte pliocenico, dove si ergono altissime pareti di dura arenaria.
Non abbiamo programmato la destinazione di questo viaggio, ma solo il luogo all'incirca da esplorare: siamo partiti dunque alla cieca, ma i risultati sono stati molto buoni.
Il primo luogo che abbiamo visitato è quello etichettato come 1 sulla mappa geologica in alto: un calanco che avevo notato dal satellite vicino a Paderno, dove la carta dice essere composto da argille dell'Eocene.
Scesi, ci siamo immediatamente impantanati nello spesso fango che l'argilla forma quando bagnata e, scoraggiati, ci siamo ritirati.
Risalendo vedo strani luccichii provenire da una porzione di argilla: li raccolgo e noto che sono dei noduli di pirite, di diametro che va dai 4 ai 7 mm. Trovo anche un bellissimo gesso di circa 7 cm, ben cristallizzato e ramificato.
Scoraggiati dalla sterilità del primo calanco, ci avviciniamo ad un secondo, questa volta bello asciutto e calpestabile (numero 2 in cartina); subito comincio a trovare tracce di fossilizzazione, come pezzetti poligonali di gusci e porzioni di Ditrupa cornea, un anellide. Continuiamo e cominciamo a trovare tantissime conchigliette tra cui: Petaloconchus intortus, opercoli di Astrea e Natica, Dentalium sexangulum, Clavatula sp, Cochlis, Neverita, Corbula gibba, Venus multilamella, Chlamys sp, Turritella tornata, Niso, resti di granchi e balani e altro.
Osservo inoltre due aspetti geologici:
- l'ambiente di deposizione è schiettamente sabbioso, con pochissime specie che vivono sui fondali rocciosi e la maggior parte abitanti dei fondali sabbiosi o limosi;
- L'affioramento attuale è stato modificato dal giorno della sua deposizione fino a oggi; con questo voglio dire che, trattandosi di calanchi, i fossili (e così anche il terreno) hanno subito cicli di deposizione, rideposizione, dissoluzione, ruscellamento e altri fenomeni erosivi e di trasporto. Questa ipotesi nasce dal fatto che a profondità abbastanza rilevanti (circa 15-20 cm) ho ritrovato moltissimo materiale organico e moderno come ooteche di insetti, frammenti di piante, molluschi terrestri moderni come Pomatias ed Helix. Penso quindi (come le informazioni geologiche sui calanchi affermano) che tutta la terra del calanco provenga ovviamente dal crinale dal quale si è originato, che è stato lentamente sciolto dall'acqua e impastato con ciò che c'era al momento della rideposizione (gli oggetti moderni che prima ho citato).
Terminate le raccolte al calanco, decidiamo di andare verso sud e visitare il vero e proprio Contrafforte pliocenico; veniamo però distratti da un affioramento al bordo di una strada provinciale diretta verso Sasso Marconi (il luogo marcato con il numero 3).
Ci fermiamo e ci troviamo davanti a una serie stratigrafica composta da:
- Il più basso è uno strato (o serie di strati) sabbioso-argilloso, più vicino di composizione all'argilla azzurra del calanco precedente ma con una piccola componente sabbiosa tipica delle arenarie: al suo interno e sulla superficie troviamo molti Naticidae, Nassariidae, Pectinidae, Scaphopoda, Lucinidae, Glycymerididae;
- A circa metà dell'altezza della parete corrono vari straterelli, potenti circa dai 5 ai 15 cm, di roccia di colore più rossastro con una componente sabbiosa più elevata dello strato sottostante.
Si tratta di strati a "panchina", costituiti quasi interamente da detrito di spiaggia e da gusci di Glycymeris: questi si rinvengono interi, chiusi o articolati aperti, ma il più delle volte il fragile guscio è tenuto insieme solo dalla matrice ed estraendoli vanno in mille pezzi. Sono comunque riuscito a recuperarne alcuni interi, delicatissimi. Qui ho trovato anche una porzione di una chela di un granchio che, dal pattern, penso appartenga a Eriphia verrucosa (il favollo), che ho fotografato e postato sulla sezione "litorale di Santa Severa".
- L'ultima porzione, la più alta e per me inaccessibile, è costituita da un sabbione poco argilloso e a "cuscini", che mi ha ricordato le sabbie gialle a Pecten flabelliformis ed echinodermi di Tarquinia. Purtroppo non ho potuto scavare li per la sua altezza (e la mia bassezza..) ma ho visto in lontananza una certa sterilità, solo pochi frammenti di gusci di bivalvi sparsi qua e la.
Matrici del taglio stradale vicino a Sasso Marconi: si tratta di arenarie molto bioturbate, contenenti centinaia di gusci di
bivalvi di ambiente sabbioso. Si possono notare frammenti di Nucula, Glycymeris, Atrina, Spisula, Veneridae.
A sinistra, frammenti di pirite trovati nel calanco eocenico. A destra, quella che sembra una porzione distesa di zampa di crostaceo (penso un grosso granchio): me lo fa pensare la struttura del fossile, con evidenti punti di articolazione.
Oltre a questa zampa ho trovato anche varie porzioni di chele.
Corbula gibba CC
Glycymeris insubrica CC
Spisula subtruncata CC
Nucula placentina C
Ostrea edulis CC
Aequipecten scabrella C
Pecten jacobaeus PF
Aequipecten opercularis C
Tellina planata PF
Chamelea gallina CC
Circomphalus foliaceolamellosus C
Atrina pectinata C/F
Turricula coquandi CC
Epitonium cfr. communis RR
Muricopsis cristata PF
Nassarius semistriatus C
Cochlis sp. CC
Neverita josephinia C
Ringicula auriculata CC
Scaphander lignarius RR
Strioterebrum pliocenicum PF
Turritella subangulata CC
Petaloconchus intortus CC
Vermetus rugulosus C
Balanus cfr. concavus PF
Frammenti di granchio PF
Dentalium sexangulum CC
Membranipora membranacea PF
Protula sp. C
Ditrupa cornea CC
4 Phylum
22 Famiglie
28 specie
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