Si può arrivare alla cava Marti percorrendo la FI-PI-LI in direzione Firenze; arrivati poco prima di Montopoli bisogna prendere l'uscita, seguendo i cartelli per Musciano. Da li è facile perchè bisogna tenersi sulla strada principale che percorre la valle (via Chiecina) fino ad arrivare alla cava.
Una volta arrivati, si può parcheggiare la macchina all'ingresso e superare a piedi il cancello.
Dentro ci si troverà subito davanti una grande spianata interessata da grandi mucchi di sabbia, la parete antistante terrazzata e molte strutture antropiche abbandonate come un casaletto fatto con lamiere di metallo. Fare particolare attenzione a dove si mette i piedi perchè il terreno è cosparso di lamiere e oggetti arrugginiti. Nella foto a sinistra si può vedere l'ingresso alla cava così com'era il 17 marzo 2017.
La prima cosa che ci è balzato all'occhio sono quei cumuli di sabbia prima di arrivare alla parete vera e propria: ricchissimi di bivalvi di ambiente sabbioso come Chamelea gallina (migliaia di esemplari, è la specie "dominante"), altre Veneridae come Venus multilamella, Ostrea edulis, Pectinidae, Cardiidae e Carditidae insieme a scafopodi. Proprio vicino al cumulo principale mi è capitato di vedere una Xenophora crispa completamente rotta, sembrava anche da poco, e l'ho fotografata per segnalare questa specie qui anche se non l'ho raccolta per ovvi motivi.
Finita la raccolta nella "spiaggia" piena di vongole, ci siamo avvicinati alla parete rocciosa terrazzata per sondare i primi strati, che a dire di questa pubblicazione (LINK) sono i più proficui. Effettivamente lo sono: gli strati più bassi sono costituiti da una sabbia da poco a ben cementata, di granulometria simile alle sabbie incoerenti di Tarquinia, alle quali corrisponde un ambiente infra-circalitorale. Immerse in queste sabbie troviamo molti fossili tropicali o di grandi dimensioni: c'erano frammenti distrutti di Lima e Ficus, oltre che a grossi bivalvi
come Callista o belli e grossi Pecten flabelliformis, spesso incompleti. Si trovano anche grossi bivalvi in connessione come Chama gryphoides o dei Cardiidae, che spesso sono immersi in un sedimento così consolidato che per la loro pulizia è necessario un microincisore onde evitare di romperli.
Passato un po di tempo nello strato inferiore (risalente, dalle associazioni fossili, allo Zancleano-Piacenziano inferiore), si passa superiormente a strati sabbiosi meno ricchi di fauna. Qui si affermano le Ostrea edulis con le loro grosse dimensioni e l'alta frequenza di esemplari, che tuttavia rappresentano un magro bottino per un collezionista. Tuttavia grazie a questa alternanza di strati si capisce come il mare sia passato da una condizione di vita pullulante (molte specie anche tropicali, molti predatori e cibo, alta densità di esemplari) a condizioni quasi sterili, dove esistevano solo specie specializzate e molto robuste come possono essere le ostriche.
L'ultimo livello che ho visitato è quello più recente, costituito da limi palustri nei quali sono intrappolati foglie fossili. Questo strato è molto modesto (spesso nel punto massimo nemmeno mezzo metro) ed è ben riconoscibile per le rocce color marroncino rossastro, indice di condizioni aerobiche di ossidazione, e finemente stratificati. Queste pietre contengono, oltre che agli stampi delle foglie di varie specie, anche fusti, semi, dendriti di ossidi e quello che sembrano tracce di movimento o di strisciamento. Devo ancora studiare bene le tracce che ho trovato su queste rocce, sembrano molto interessanti anche perchè si discostano dai classici animali marini. Spaccando longitudinalmente le lastre in corrispondenza di macchie brune , si possono portare alla luce i fossili vegetali.
Tutto sommato la cava Marti può riservare delle belle sorprese e farti passare momenti piacevoli, anche per la bellezza naturalistica del luogo che è circondato da un bosco molto caratteristico per la presenza di alberi contorti e letti di muschio. Come numero di esemplari e biodiversità è sicuramente inferiore alle adiacenti cave La Serra e Corazzano, ma grazie alla visibile transazione mare tropicale - mare temperato - palude è perfetto per rendersi conto di come funziona le geologia e che cosa può raccontarci la Terra solo osservando una parete di roccia. Inoltre, le foglie sulla sommità della collina sono molto caratteristiche e ben conservate, e ci si può dilettare nella loro pulizia e messa in risalto. Sono stato soddisfatto di questa uscita, non c'è dubbio: consiglio questo posto agli appassionati.
A sinistra, veduta dall'alto della piana antistante la parete rocciosa. Nelle rocce alle spalle della fotografia, si possono trovare grosse Ostrea edulis e sporadici Pecten flabelliformis, come quello parziale nella foto a destra.
Altri ritrovamenti negli strati bassi della cava. A destra è possibile notare, sotto le parti di roccia a sbalzo, le strutture che l'acqua meteorica ha creato erodendo e ridepositando la sabbia di cui sono composti gli strati.
Immagine quasi in continuo degli strati più bassi della cava, dove è possibile trovare una fauna tropicale. Ai piedi di queste pareti si trovano ogni 10-20 metri delle "conoidi" meteoriche, piccoli rigagnoli di sabbia generati dallo scolo dell'acqua che scorre preferenzialmente lungo quelli che sembrano mini torrenti. In queste strutture è possibile trovare accumuli di fossili derivanti dagli strati superiori.
Foto della zona: a sinistra, particolare del bosco che interessa tutta la collina e che piano piano sta riprendendo il possesso di tutta l'area, soppiantando il terreno nudo lasciato dall'attività umana precedente. A destra, altra vista dall'alto dalla quale si vedono i cumuli di sabbia contenenti le vongole e gli altri bivalvi in alte densità.
Ritrovamenti fossili nei limi a tetto della cava. A sinistra, quella che sembra una superficie vegetale come un fusto o un pezzo di corteccia; a destra, due foglie fossili abbastanza ben conservate, ancora da pulire per bene.
In allestimento...
Clicca in LINK per vedere le tavole sistematiche dei fossili di questo giacimento.