La cava Corazzano è situata esattamente a sud dell'abitato di San Miniato, all'incirca a 7 km in linea d'aria. E' molto simile, come litologie e ritrovamenti, alla vicina cava "La Serra", descritta nell'apposita sezione.
In questa cava, caratterizzata da fossili del periodo Pliocene (precisamente Zancleano per le caratteristiche spiccatamente tropicali) si possono trovare resti di diversi phylum e molte associazioni tra animali diversi. Inoltre qui sono presenti esemplari esageratamente giganti (come una Glycymeris, purtroppo solo metà, dal diametro di circa 20 cm, oppure delle Panopea glycymeris o ancora Ostrea edulis) o esemplari perfettamente conservati (Cyprea, Typhis, Bolinus, famiglia Calyptraeidae).
La presenza di molluschi di ambiente sia sabbioso che roccioso indica la presenza, all'epoca, di entrambi questi ambienti; i depositi di argilla nella cava sono però stati rimaneggiati e ammucchiati dall'uomo durante le escavazioni e mi risulta molto complicato ricostruire qualunque stratigrafia. Inoltre, non ho trovato nemmeno nessuna pubblicazione web che parli di questa cava. Ci sono però alcune strutture che si possono ben riconoscere.
Si arriva alla cava tramite la strada SP46, che va dall'abitato di Corazzano a quello di Castelfiorentino. La cava si trova sulla sinistra della strada principale e vi si accede tramite il cancello principale. Essendo una cava attiva, occorre l'autorizzazione per entrare, come nella vicina cava "La Serra". Quando sono andato a visitarla, essendo stata una giornata di domenica, la cava era chiusa e non c'era nessuno a presidiarla: arrivato davanti all'ingresso già notavo dei piccoli fossili e frammenti sparsi nella terra di riporto, e questo ritrovamento mi ha fatto capire da subito l'abbondanza fossilifera della cava. Ho trovato un ingresso attraverso il campo adiacente (segnato sulla mappa in alto a sinistra) che mi ha portato su una stradina ghiaiata che entra nella cava da sinistra. Arrivato sul posto, ho trovato una sorta di plateau sabbioso che ospitava alcune macchine scavatrici e dal quale si può avere una panoramica di tutta la cava.
Già da qui si cominciano a trovare i primi molluschi fossili: principalmente Conus, con tracce di chele e zampe di granchi. Sono presenti inoltre piccoli bivalvi come Spisula o Glycymeris e grossi Pecten flabelliformis.
Dalle sabbie si passa poi, inferiormente, alle argille. L'area più ricca di fossili è sicuramente quella che affaccia sul burrone centrale: queste argille, accumulate dalle operazioni di escavazione, formano un piccolo poggio che si immerge, verso sud, verso la piana principale della cava, più bassa, dove sono presenti la maggior parte delle macchine e degli edifici produttivi. Questi accumuli che sormontano tutta la cava formano varie guglie e creste, formate sicuramente per l'azione combinata di piccole frane e acque meteoriche: è proprio qui che si trova il maggior numero di pezzi nella loro più alta densità.
Tra i pezzi più belli ritrovabili, oltre a Cypraeidae e Muricidae, ci sono i grossi Conus, i frammenti madreperlacei di Atrina, chele di granchio anche intere e perfettamente conservate, grossi Nassarius ed enormi aggregati di Balanidae.
Superbi anche gli esemplari della famiglia Cancellariidae, grossi e ben conservati: si trovano soprattutto Bivetiella cancellata, Narona varicosa, Narona lyrata e Solatia hirta, oltre ad altre specie che ancora non ho classificato. Interessanti anche i Nassariidae: si trovano le piccole Cyclope neritea (che rappresenta il mio primo ritrovamento di questa specie), molti Nassarius clathratus (o, per meglio dire, le specie del suo gruppo), N. serratus, N. prysmaticus, N. semistriatus e N. solidula. Per i Muricidae, i prima citati Typhis, molte Hexaplex e i famosi Bolinus brandaris var. torularius.
Come nella cava La Serra, si possono trovare spesso nelle bocche dei gasteropodi alcune specie di Calyptraeidae (come Calyptraea unguiformis o Crepidula gibbosa): questa associazione testimonia lo stile di vita di questi molluschi, che entravano nelle conchiglie morte per nutrirsi dei resti delle parti molli o per difendersi.
La parte bassa della cava, poco al di sopra della piana principale e al di sotto delle guglie prima descritte, contiene meno biodiversità e vede la predominanza di bivalvi sabbiosi, spesso giganti, come Glycymeris insubrica e Panopea glycymeris. Qui si può notare uno strato ben visibile (uno dei pochi non toccati dalle opere di scavo) che è interamente costituito dai frammenti di guscio di queste due specie, a volte anche integri.
Ai piedi della scarpata è possibile vedere enormi ostriche incastonate nel terreno, in gruppi di anche una decina, accompagnate da pochi altri gusci di bivalvi resistenti come le Glans o le Chama, o ancora le grosse Pelecyora gigas.
La gita è durata un pomeriggio intero, infatti entrando in questa cava si rimane rapiti dall'abbondanza e dallo stato di conservazione dei fossili. Non si fa in tempo a raccogliere un bel pezzo che se ne trovano altri affianco; è addirittura difficile camminare sulle argille stando attenti a non danneggiare alcun fossile. Consiglio, se si vuole andare a scavare qui, di portarsi un bel po di contenitori e buste perchè porterete via sicuramente un enorme quantità di pezzi (o almeno spero, perché altrimenti sarebbero distrutti dalle macchine!!).
Alcune immagini del luogo. A sinistra, i terrazzamenti che si affacciano sulla piana principale della cava; qui non si trova molta densità di fossili ma piuttosto esemplari isolati giganti. A destra, il livello a Glycymeris più basso appena sopra al piano basale della cava.
Esempi dell'enorme quantità di resti organici nelle argille azzurre della cava Corazzano. Sono fotografati due punti distinti della cava, a sinistra nel mucchio formante la "guglia" e a destra sul plateau superiore. Si notano innumerevoli frammenti di bivalvi, Potamididae, Trochidae, Conidae, Mactridae, Ostreidae, Naticidae, Clavatulidae...
Il frammento di chela di granchio maggiormente conservato che ho trovato in questa cava. Purtroppo la pinza inferiore è rotta e mancante. A sinistra, la foto in situ del fossile; a destra, pulito e fotografato secondo due viste.
Esempi di ritrovamenti: Panopea glycymeris a sinistra, un Conus da identificare a destra.
In allestimento...
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