Questa famiglia raggruppa conchiglie comuni, abbastanza eterogenee, che vivono in ambienti sabbiosi. A livello fossilifero sono comuni soprattutto le specie del genere Venus (V. multilamella, V. excentrica, V. verrucosa), Callista e Meretrix, rinvenibili nei calcari o nelle argille plioceniche, pleistoceniche e mioceniche.
Sono conchiglie abbastanza riconoscibili, hanno cerniera eterodonte, una forma generalmente rotonda e possono essere lisce o ornate da coste concentriche, di dimensioni spesso notevoli. Si trovano quasi in ogni giacimento fossilifero italiano, data la loro grandissima diffusione.
Per riconoscerle tra di loro si una principalmente la forma (rotondeggiante o schiacciata) e la decorazione, oltre ovviamente alla dimensione.
Grossa e massiccia conchiglia dalla forma ovaloide variamente allungata. Il corpo è ornato da coste concentriche di accrescimento, spesso ben marcate e calcificate; queste linee sono all'incirca equidistanti e regolari anche se in qualche punto possono essere confuse o sovrapposte. Umbone grande, cerniera eterodonte tipica dei Veneridae con due denti cardinali di media dimensione e denti laterali poco allungati. L'interno della valva è liscio e mostra bene le strutture interne come attaccatura dei muscoli e linea palleale. Il bordo della valva è spesso e liscio, non dentellato.
Ho trovato questi esemplari alla Macchia della Turchina, in grande quantità, e sono di grossa dimensione e spesso perfettamente integri. Venerupis senescens è uno degli esempi di ospiti freddi, cioè organismi che hanno colonizzato il Mediterraneo all'inizio del Pleistocene e che oggi abitano i mari freddi, come il Mare del Nord (nel caso di V. senescens), il Mar Baltico, l'Oceano Artico, l'Atlantico Settentrionale. Si contrappongono agli ospiti caldi, quelli che invece oggi vivono nella fascia tropicale e nelle coste africane (Senegal, Guinea, Marocco...).
Essendo V. senescens un ospite freddo, questi esemplari sono morti e si sono depositati in un periodo glaciale, accompagnati dalla fauna autoctona del Mediterraneo come Cladocora, Cerastoderma, Anadara, Cerithium. Probabilmente, dato che i sedimenti della Macchia della Turchina sono datati fine Pliocene-Pleistocene inferiore grazie a studi di micropaleontologia e isotopici, queste conchiglie sono vissute nel periodo della glaciazione Donau, o comunque in un tempo cronologicamente vicino (parliamo di circa 1.700.000 anni fa, e tra l'altro non è nemmeno certo che la glaciazione Donau sia avvenuta).
Venus multilamella è considerata l'antenata dell'attuale Venus nux, con la quale ha moltissime caratteristiche identiche come la forma (anche se alcuni fossili sono più schiacciati in direzione umbo-ventrale) e le coste lamellose molto ravvicinate e regolari.
Questa Veneridae ha una forma tonda abbastanza regolare (ma ripeto, ci sono esemplari più schiacciati e allungati lateralmente), presenta delle coste concentriche pressochè equidistanti, abbastanza fitte, lamellose, che ornano tutta la superficie della valva. L'umbone è ben sviluppato, come nelle altre specie della famiglia, e nasconde una massiccia cerniera eterodonte. Possiede un piccolo scutello nella parte anteriore dell'umbone. L'interno della valva è liscio, mostra bene le attaccature dei muscoli e la linea palleale; inoltre sul bordo interno sono presenti delle piccole incisioni.
Non troppo rara da trovare qui in zona, qualche esemplare di dimensione non indifferente si può cercare nei campi coltivati che circondano Tarquinia, Monteromano e Civitavecchia nei terreni pliocenici; ovviamente negli stessi campi è molto più comune trovare grossi frammenti di questi bivalvi associati ad altri, questo per il continuo passaggio dei mezzi agricoli.