I Trochidae sono gasteropodi dalla forma a "trottola", caratterizzati da dimensioni non eccezionali nella maggior parte delle specie, dalla loro scultura spesso molto bella ed elaborata e dal loro opercolo corneo: è proprio quest'ultimo che differenzia questa famiglia da quella dei Turbinidae, che hanno opercolo calcareo.
Questi molluschi sono molto comuni, e hanno forme che va dalla rotondeggiante a quella a torre a quella a cono molto ottuso: a seconda della forma si distinguono i principali generi nella Tuscia:
- genere Calliostoma: conchiglie a cono con un angolo apicale molto ottuso
- genere Jujubinus: forma conica ma più slanciata del genere precedente, con angolo apicale più acuto
- genere Clanculus: forma rotonda con denti e strutture interne alla bocca; scultura perlinata o liscia
- genere Gibbula: forma rotondeggiante leggermente slanciata, più grandi del genere precedente, giri molto convessi e spesso lisci
- genere Phorcus: globosi, alti, massicci, di dimensione maggiore rispetto gli altri generi
- genere Diloma: forma rotonda, larga e bassa, con molti giri e righe spirali
Sono ben rappresentati nella Tuscia fossilifera soprattutto i generi Clanculus (comunissimi alla Macchia della Turchina e a Sant'Agostino), Jujubinus (solo a Sant'Agostino associati a Bolma rugosa), Gibbula (calchi nei dintorni di Tarquinia) e Diloma (campi intorno a Tarquinia).
Riconoscerli dai Turbinidae senza conoscere le specie di entrambe le famiglie è praticamente impossibile, dato che il carattere diagnostico è l'opercolo: tuttavia una volta viste le fotografie delle varie specie sarà molto facile distinguerle anche senza l'opercolo.
Questo mollusco è stato trovato nei calcari di Sant'Agostino e sono sicuro che risponda al nome di G. divaricata f. strangulata: infatti la forma "base" non presenta questi giri così convessi e così profondamente scavati.
Ha una forma rotonda, abbastanza alta, e i giri sono molto arrotondati e convessi. La bocca è rotonda, molto regolare, anche se nell'esemplare in foto non si vede perchè mancante e incrostata. Anche l'apice è rovinato.
Il campione mostrato in foto rappresenta il guscio della conchiglia senza lo strato più esterno, quello dove risiede la scultura e la colorazione: quello che si vede è infatti lo strato madreperlaceo immediatamente sotto, e questo tipo di danneggiamento è notabile anche negli esemplari odierni di questa specie.
Jujubinus montagui si distingue dai congeneri per la scultura: possiede 4-5 cordoni spirali per ogni giro, non granulosi ne tubercolosi, inoltre non ha coste spirali più marcate di altre o grosse carene suturali; questi cordoni sono ornati da linee trasversali molto fitte che danno un aspetto zigrinato al corpo della conchiglia. Sulla base troviamo invece 7-8 cordoni con linee trasversali sempre presenti ma più inclinate di quelle del corpo. La bocca è arrotondata, dalle pareti non troppo spesse; la forma è conica abbastanza acuta. In questa specie la forma giovanile ha l'ombelico mentre quella adulta no; capita però di trovare qualche adulto con l'ombelico ancora aperto, anche se di poco.
Ho trovato questo fossile nei calcari costieri di Sant'Agostino: questa specie è infatti una moderna abitante del Mediterraneo.
Questo Trochidae ha dei giri molto caratteristici, formati da un grosso cordone suturale (solcato a sua volta da righe molto fini) e da una parte piana, più bassa del cordone, solcata da 4 linee spirali; questo da un aspetto molto concavo ai giri, spesso quando il cordone è molto calcificato. La base è ornata invece da 5-7 cordoni non tubercolati o granulati, ben spaziati e regolari. Ombelico assente. Forma piramidale abbastanza acuta, apertura della bocca squadrata, trapezoidale.
Questa specie presenta una variabilità abbastanza spiccata nella forma della decorazione e delle coste. Il numero è sempre quello in ogni esemplare (4 cordoni spirali in ognuno dei 6-9 giri più il grosso cordone basale) ma la granulosità può essere diversa: passiamo da esemplari con i cordoni pressochè lisci distanziati da spazi solcati da linee trasversali corte ed oblique (esempio nella prima foto principale) ad altri che possiedono cordoni pesantemente perlinati e un cordone basale molto spesso e sporgente (esempio nella seconda foto principale).
Si potrebbe confondere con Jujubinus gravinae, che però possiede circa 6 cordoni spirali contro i 4 di questa specie; tuttavia sono confondibili tra di loro grazie al grosso cordone basale che in J. gravinae è pesantemente tubercolato, mentre in J. exasperatus è altresì grosso e sporgente ma anche liscio, al massimo perlinato.
Se ne trovano molti esemplari a Sant'Agostino, spesso in perfette condizioni e mostranti ancora la colorazione originale, che si attesta sul rossiccio-rosato con alcune sfumature.
Gibbula varia è un piccolo trochide dalla forma a trottola molto variabile: non a caso si chiama varia. La variabilità riguarda, oltre ovviamente al colore, l'elevazione: ci sono infatti esemplari molto depressi e altri a spira alta, ponendo problemi di classificazione.
Le specie con le quali si confonde sono tante, soprattutto Phorcus richardi e Gibbula brocchii per gli esemplari fossili. Le caratteristiche per riconoscere questa conchiglia sono: l'ombelico, che è sempre aperto e carenato nel particolare modo che si può vedere in immagine; la scultura, formata da sottilissime linee spirali equidistanti che segnano tutto il corpo; la forma dei giri, l'angolo all'apice della conchiglia infatti è molto ottuso, ottenendo una forma depressa e schiacciata (ricordo che è di entità variabile), mentre la linearità dei lati dei giri conferiscono un profilo molto regolare. Inoltre le suture sono poco profonde, contribuendo anche esse alla forma del profilo.
Ho trovato questo unico esemplare nelle argille della Macchia della Turchina, insieme a moltissimi altri gasteropodi della famiglia.
C. crociatus è molto simile a C. corallinus: stessa scultura perlinata, colore soltanto un po più scuro e il dente all'interno della bocca è diverso: singolo e non bifido, più piccolo e appuntito, ha un profilo diverso ed è meno protratto all'interno della bocca. A volte presenta delle macchie bianche a forma di croce (è il caso dell'esemplare della foto), da qui il nome.
Ho trovato un solo esemplare di questa specie, nella spiaggia fossile di Sant'Agostino, ma probabilmente non è molto raro in questa zona.
Clanculus jussieui è comune nella Tuscia: lo si può trovare in grosse quantità nella Macchia della Turchina oppure, meno frequentemente, nei calcari di Sant'Agostino.
Ha una forma rotonda, poco depressa: il rapporto larghezza/altezza si avvicina all'unità in alcuni esemplari, mentre altri risultano più schiacciati. I giri sono molto convessi, bombati, e le suture che li dividono sono mediamente profonde. La bocca è rotonda e presenta numerose strutture decorative: innanzitutto i denti nel labbro esterno, piccoli e allineati sul bordo; abbiamo poi la plica columellare, che si presenta come una sorta di "colonna" più larga alle estremità che collega la parte basale della bocca con quella sommitale; questo è un importante carattere diagnostico della specie.
Distinguerlo dalle altre specie è relativamente facile: innanzitutto i congeneri sono tutti decorati da una scultura perlinata (C. corallinus e C. crociatus), mentre C. jussieui è liscio, al massimo si sentono in rilievo le leggere linee spirali. Per riconoscerla dalle Gibbula si può controllare l'interno della bocca: nessuna Gibbula ha la caratteristica plica che questa specie possiede, e a dirla tutta nemmeno i congeneri: infatti C. corallinus ha due denti sulla columella, uno piccolo e uno più grande, e C. crociatus ne ha uno solo, meno marcato.
Clanculus corallinus è un grazioso Trochidae dalle dimensioni contenute (massimo un centimetro), caratterizzato dal colore rosso acceso o arancio, la scultura perlinata e la bocca con denti particolari. Qui nella Tuscia si trovano a Sant'Agostino, nei calcari organici del Tirreniano; non ne ho trovati in altri luoghi.
La conchiglia ha una forma rotonda piramidale, costituita da 3-4 giri molto convessi separati da suture profonde. La scultura è tipica di questa specie e della congenere C. crociatus: file di linee spirali che accolgono piccole perline, tutte regolarmente distanziate l'un l'altra. Un'altra particolarità di questo gasteropode (che permette la distinzione dal simile C. crociatus) è la dentatura dentro la bocca: possiede infatti una grossa carena columellare, a forma di pilastro, simile a quella di C. jussieui, sulla quale si sviluppa un piccolo dente superiore e un dente inferiore bifido più grande; il tutto è contornato da dentini singoli e morbidi nella parte interna del labbro esterno. Purtroppo questi fossili non mostrano bene l'interno della bocca e l'ombelico con la columella carenata: la loro pulizia è molto difficile e rischiosa per l'elevato grado di coesione della roccia, spesso superiore a quello dei gusci.