Le Fissurellidae sono facili da riconoscere: hanno l'aspetto del tutto simile ai Patellidae, ma con un foro al centro (generi Diodora e Fissurella) o con un solco nella parte anteriore del guscio (genere Emarginula). Hanno dimensioni contenute: la specie più grande, Diodora italica, può arrivare a una cinquantina-sessantina di millimetri negli esemplari odierni. Sono decorate da coste radiali, a volte molto marcate (come in Diodora graeca) altre quasi impercettibili (come alcune variabilità di Fissurella nubecula) e sono in generale più belle e vistose delle simili patelle.
Sono abbastanza frequenti in forma fossile: qui nella mia zona si possono trovare diffusamente nelle vicinanze di Tarquinia, Monteromano e Civitavecchia: grossi esemplari integri dalle argille sabbiose della Macchia della Turchina, esemplari giovani ma graziosi incastonati nei duri calcari di Sant'Agostino e qualche esemplare eroso o semidistrutto dalle colline coltivate del tarquiniese.
Diodora italica è un Fissurrellidae presente ancora oggi nel Mediterraneo. La si può trovare, qui in zona, nei campi coltivati delle colline di Tarquinia e a Bagni di Sant'Agostino dove ho ritrovato vari esemplari molto piccoli (circa 5 mm) di colore giallastro-rosso tipico di quei calcari. Nella Macchia della Turchina si possono trovare esemplari non piccoli (circa 25 mm) e integri, seppelliti nell'argilla sabbiosa.
Questo mollusco, visto dall'alto, ha una forma ovale con un estremità di curvatura più stretta, risultando asimmetrica secondo un asse trasversale. La forma è leggermente deformata dalla superficie inferiore, quella a contatto col substrato, che risulta rialzata al centro conferendo al gasteropode una base con un profilo a sella; inoltre il bordo interno è dentellato. Le coste radiali sono marcate, abbastanza fitte, e vengono attraversate da più piccole coste concentriche che formano una sorta di retinatura abbastanza fine. Il foro centrale è ovale, e non è perfettamente al centro dell'ovaloide.
Si potrebbe confondere con Diodora graeca, la quale ha il bordo frastagliato (cioè le coste sporgono dal bordo formando piccoli tubercoli) e in generale ha le coste radiali leggermente più marcate, tuttavia in tutte e due le specie il foro ha una forma ovale. Inoltre, guardando D. italica di lato, si nota che la conchiglia non è piana (come una Patella) ma è a forma di sella abbastanza pronunciata.
Diodora graeca è un Fissurellidae che poco si confonde con le altre specie della famiglia. La conchiglia più simile è forse Diodora italica; si differenzia da lei per la dimensione e la costolatura.
Diodora graeca raggiunge dimensioni massime di 30 mm, contro i 50 mm e oltre di Diodora italica. La costolatura è formata da un intreccio di coste radiali, che partono dal foro al centro della conchiglia, e di pieghe concentriche che rendono queste coste quasi lamellose; il disegno forma settori rettangolari ben marcati e abbastanza irregolari, a differenza della congenere che presenta minute linee radiali meno marcate e pieghe concentriche di accrescimento molto più rade ma più marcate. La decorazione raggiunge anche il bordo della conchiglia, rendendolo seghettato e non pressochè liscio come in Diodora italica. Il foro centrale non è perfettamente rotondo ma assomiglia di più a un "8" asimmetrico. La base è incurvata, dal profilo a sella.
Oltre che con Diodora italica questa specie si può confondere con Diodora gibberula, anche essa presente durante tutto il Pliocene, Pleistocene e attuale: la differenza sta principalmente nella posizione dell'apice e del foro, che è pressochè centrato in questa specie e molto spostato in Diodora gibberula.
E' più rara di Diodora italica qui nella zona della Tuscia; l'ho trovata per ora solo a Sant'Agostino, nei recentissimi calcari neotirreniani. Diodora graeca è segnalata da tutto il Pliocene ad oggi.