Le "xenofore" sono conchiglie molto curiose e particolari: hanno una forma a trottola, simile a quella dei Trochidae, ma la loro caratteristica saliente è che inglobano corpi estranei come detriti o conchiglie nel proprio guscio: si pensa che l'evoluzione le ha portate ad avere questo comportamento per mimetizzarsi sul fondo marino. Queste conchiglie, per muoversi sul fondo, non strisciano come la maggior parte degli altri gasteropodi ma compiono piccoli balzi facendo leva sul piede ed aiutandosi con l'opercolo. Inoltre si nutrono di alghe e foraminiferi e sono tipiche di fondali sabbiosi o limosi.
Oggi vivono perlopiù nelle zone tropicali del pianeta, anche se alcune specie sono presenti nei mari temperati; Xenophora crispa è la rappresentante mediterranea della famiglia. A livello fossilifero in Italia non sono molto comuni, si trovano nel Pliocene e nel Miocene e sono spesso di grandi dimensioni: in Toscana sono state trovate delle Xenophora diavoli enormi.
Questo gasteropode è caratteristico, come le altre specie delle famiglia, per la sua abitudine ad incollare oggetti estranei al suo guscio: conchiglie o sassi che siano, si pensa vengano inglobati per aumentare il mimetismo e per irrobustire il guscio.
Xenophora crispa viene ritrovata nei sedimenti pliocenici di Emilia Romagna, Piemonte, Umbria, Sicilia, Toscana e Lazio, anche se non molto frequentemente. L'esemplare in foto proviene da Vignola (MO), raccolta sulle rive del fiume Panaro insieme a un enorme biodiversità conservata nelle argille blu plioceniche.
La conchiglia è trochiforme, compatta, a prima vista robusta e irregolare, e presenta i caratteristici corpi estranei inglobati nel guscio; può anche mostrare solo le fosse dove questi risiedevano (come nell'esemplare in foto). E' ornata da un disegno irregolare di righe spirali e linee concentriche, che spesso si confondono anche per i "buchi" formati dai corpi estranei inglobati che, quando si distaccano, lasciano in negativo il segno della loro superficie. Ha i giri convessi e le suture molto profonde; possiede un ombelico profondo (in foto è ostruito dai detriti).
Si potrebbe confondere con Xenophora infundibulum, specie anche essa presente nel Pliocene italiano, dalla quale si distingue per l'assenza dell'ombelico e dalla minore (se non assente) capacità di incollare detriti al guscio. Questo link contiene informazioni su Xenophora crispa: LINK.