Famiglia VENERIDAE


Riconoscere le conchiglie della famiglia Veneridae

 

Questa famiglia raggruppa conchiglie comuni, abbastanza eterogenee, che vivono in ambienti sabbiosi. A livello fossilifero sono comuni soprattutto le specie del genere Venus (V. multilamella, V. excentrica, V. verrucosa), Callista e Meretrix, rinvenibili nei calcari o nelle argille plioceniche, pleistoceniche e mioceniche.

Sono conchiglie abbastanza riconoscibili, hanno cerniera eterodonte, una forma generalmente rotonda e possono essere lisce o ornate da coste concentriche, di dimensioni spesso notevoli. Si trovano quasi in ogni giacimento fossilifero italiano, data la loro grandissima diffusione.

Per riconoscerle tra di loro si una principalmente la forma (rotondeggiante o schiacciata) e la decorazione, oltre ovviamente alla dimensione.


Venus multilamella, Pliocene del torrente Stirone
Venus multilamella, Pliocene del torrente Stirone

Venus multilamella

 

Questo grosso e massiccio bivalve è abbastanza facile da riconoscere: forma rotonda leggermente allungata in direzione laterale, umbone sporgente, ornata da fini e fitte coste concentriche ben marcate e visibili, che decorano la conchiglia dalla parte iniziale dell'umbone fino al bordo ventrale. Possiede una grossa cerniera eterodonte, con due grossi denti cardinali inclinati l'uno rispetto l'altro; l'interno della valva è liscio, senza dentellatura, e sono ben visibili seno palleale e attaccatura muscolare (salvo erosione). Davanti all'umbone presenta una piccola carena o lunula, ornata anche essa da fini linee che ricalcano quelle del resto della valva.

Non troppo comune, ne ho trovati pochi esemplari. Quello della foto principale proviene dal torrente Stirone e le sue dimensioni sono di 40 mm di larghezza per 35 mm di altezza.

Venus multilamella è molto affine all'attuale Venus nux (saranno dicendenti da un'unica specie comune?) ed è tipica degli affioramenti fossiliferi depositatisi in ambiente fangoso da profondo a poco profondo, e la sua distribuzione verticale va dal Miocene all'attuale.


Arctica islandica dal Pleistocene del torrente Stirone
Arctica islandica dal Pleistocene del torrente Stirone

Arctica islandica

 

Arctica islandica è un importantissimo fossile-guida dei periodi glaciali: infatti questo bivalve abita le attuali coste dell'Atlantico sub-artico e del Mare del Nord, è quindi un mollusco amante delle acque fredde; il ritrovamento negli strati italiani testimonia quindi un passato freddo del Mediterraneo, come indicano le altre specie "ospiti freddi" (come ad esempio Panopea norvegica e Mya truncata). Grazie all'alternanza ospiti freddi-ospiti caldi nei suddetti strati è stato possibile ricostruire precisamente tutti i periodi glaciali e interglaciali intercorsi tra i 1,8 mln di anni fa e i 10.000 anni fa, l'età conosciuta come Pleistocene: questa epoca infatti è stata segnata da notevoli fluttuazioni di temperatura, oltre che dai periodi di glaciazioni. Per approfondire l'argomento ospiti caldi e freddi, posto il LINK di questa pagina web abbastanza esauriente.

Ritornando ad Arctica islandica, questo bivalve viene ritrovato in molte zone d'Italia che rappresentano i piani glaciali del Pleistocene. E' molto massiccia e robusta, ha una grossa cerniera con denti molto sviluppati e un'area umbonale molto ispessita, forse per resistere alle condizioni artiche nelle quali vive. Ha una forma rotonda ed è liscia, ornata solamente da sottilissime ma visibili linee concentriche di accrescimento.

L'esemplare che possiedo proviene dal torrente Stirone, ed è purtroppo solo un frammento. Il torrente Stirone è un paradiso paleontologico perchè contiene una sequenza stratigrafica che va dal Miocene (vedi la scheda sul brachiopode Terebratula sinuosa), attraversa Pliocene e Pleistocene fino ai periodi interglaciali, abbiamo infatti strati con ospiti caldi e altri con ospiti freddi, come Arctica islandica.


Chamelea gallina, Sasso Marconi (BO)
Chamelea gallina, Sasso Marconi (BO)

Chamelea gallina

 

Questo bivalve è quello che oggi conosciamo come "vongola", molto comune nel Mediterraneo odierno così come in quello del Plio-pleistocene. Si riconosce dalla forma a metà tra la triangolare e la ovale, le coste marcate e le dimensioni.

E' caratterizzata da un profilo arrotondato con l'umbone a punta, questa caratteristica si vede bene dall'interno delle valve.


Circomphalus foliaceolamellosus, Sasso Marconi (BO)
Circomphalus foliaceolamellosus, Sasso Marconi (BO)

Circomphalus foliaceolamellosus

 

Questa conchiglia ha mostrato una differenza chiave con Chamelea gallina: ha un lato della valva scalato da una spalla, sulla quale si possono notare delle lamelle più o meno accentuate; nel caso di questo esemplare non sono molto marcate ma la spalla si nota molto, e questo basta per attestare l'identità di questa specie. Inoltre, rispetto a Chamelea gallina, ha una forma più stretta in direzione umbo-ventrale e risulta quindi più larga.

E' ornata da caratteristiche coste concentriche, più accentuate di Chamelea gallina e soprattutto presenta la lamellosità sulla cresta della spalla della valva; questa è però molto variabile e alcuni esemplari potrebbero trarre in inganno per la sua quasi assenza (vedi esemplare in foto che quasi non presenta lamelle).

Dalle fonti sul web (LINK) questa specie è scomparsa durante il Pliocene, può quindi fungere da fossile-guida, utile per datare affioramenti di età incerta tra Pliocene e Pleistocene. Nel caso dell'esemplare in foto, proviene dal Pliocene di Sasso Marconi (BO), trovato in un livello sabbioso-arenaceo insieme a Glycymeris, Loripes e Corbula, conchiglie tipicamente sabbioso-limose.


Timoclea ovata, Vignola (MO)
Timoclea ovata, Vignola (MO)

Timoclea ovata

 

Questo piccolo veneride è costituito da una forma ovaloide-triangolare, valve basse, non globose, ornate da una retinatura di costoline radiali e concentriche che formano piccolissimi tubercoli nelle intersezioni. La qualità dell'immagine purtroppo è bassa perchè la conchiglia raggiunge a malapena i 5 mm.

Si riconosce abbastanza facilmente per le dimensioni, la forma e la particolare retinatura: infatti gli altri Veneridae hanno raramente questo tipo di decorazione, o almeno quelli che di solito accompagnano questa specie. E' comune, l'esemplare della foto proviene da Vignola (MO), argille azzurre del Piacenziano; tuttavia ne ho trovate varie anche nelle argille sabbiose della Turchina, qui nella Tuscia, e su un livello sabbioso a Sasso Marconi (anche se sono risultate tutte danneggiate o sfaldate).