Questi piccoli gasteropodi, che raggiungono raramente il centimetro, sono molto particolari e inconfondibili dalle altre famiglie: la loro dimensione, la forma, la globosità, le pliche columellari e il labbro rinforzato sono caratteristiche che permettono di non fare confusione con altre famiglie. Il problema deriva dalla classificazione interna: è molto difficile distinguere le specie di Ringicula tra di loro, primo per le dimensioni contenute, secondo per la poca differenza dei dettagli. Non ho trovato molte informazioni utili sul web anzi, sono servite a creare confusione e contraddizioni: su un sito leggi che Ringicula buccinea si differenzia da Ringicula auriculata grazie alle linee spirali, poi trovi una foto di quest'ultima con le famose linee spirali che non dovrebbe avere. Esiste inoltre un'altra specie segnalata nel Pliocene italiano, Ringicula ventricosa, che dal riscontro fotografico (LINK) sembra avere una spira più alta e delle coste più accentuate, oltre che avere pliche differenti.
La classificazione secondo me più convincente è quella riguardante le pliche: guardando due esemplari di specie etichettate come diverse, si nota che le pliche di quella classificata come R. auriculata sono più fini, delineate e protratte verso l'alto, mentre l'esemplare etichettato come R. buccinea le ha a forma di "tettarella" (come dice la traduzione di google di LINK). Io uso per ora questo tipo di classificazione, ma per essere sicuro pongo un "cfr" tra il genere e la specie.
Sono comuni nel Pliocene italiano, le ho trovate nell'appennino emiliano (da Bologna a Vignola), nella Tuscia, e sono presenti già dal Miocene (ne possiedo alcune francesi del Burdigaliano)
Conchiglia molto piccola (il mio esemplare misura 4-5 mm) e tozza, formata da quattro giri convessi, di cui l'ultimo predominante e occupante il 70% circa della conchiglia. La bocca è leggermente allungata, quasi vicina a quella dei Nassaridae; essa presenta, oltre al grosso labbro rinforzato, un grande callo columellare che sfocia prima del sifone in due pliche dalla forma relativamente stretta, che si protraggono verso la bocca leggermente tendenti verso l'apice; una terza plica, più piccola, è situata verso il margine anteriore dell'apertura boccale. La conchiglia è solcata da minuscole linee spirali, impercettibili se non alla lente, che però non alterano l'effetto liscio al tatto. Il sifone è corto, aperto, inclinato di più di 45° rispetto l'asse della conchiglia.
Trovata sui calanchi di Sabbiuno (BO), è comune da trovare nei depositi plio-pleistocenici italiani.
Ringicula buccinea si differenzia dalla congenere R. auriculata per la forma del dente parietale (a forma di "mammella", invece che appuntito ed esile come quello della specie sopra descritta), la scultura e la forma del labbro.
Per quanto riguarda la forma dei denti, le pliche sembrano simili in entrambe le specie: due di numero, fini e rivolte verso l'altro; sembrano anche leggermente più globose e irregolari in R. buccinea rispetto R. auriculata. Per la decorazione, da quanto riportato su varie fonti (come LINK), R. buccinea presenta una lievissima rigatura solo nei primi giri: in quelli adulti la conchiglia è liscia e non presenta alcuna decorazione. Dato che l'ultimo giro è dominante e occupa un buon 80% dell'intero corpo, questa rigatura è impercettibile ad occhio nudo. Per la forma del labbro, invece, si sa che la Ringicula auriculata attualmente vivente nel Mediterraneo presenta un labbro che scende quasi rettilineo e va a rastremarsi col canale sifonale con un angolo ben pronunciato, in modo brusco, mentre in R. buccinea il labbro è più arrotondato e dolce. Questa caratteristica però non mi convince, dato che ci sono esemplari rigati (quindi potenzialmente R. auriculata) che presentano una bocca più dolce di alcuni esemplari che non sono decorati.
Rimango quindi nel dubbio, ponendo "cfr." in mezzo al genere e alla specie, e baso la mia classificazione per ora sulla forma dei denti e delle pliche e sull'ornamentazione.
Ho trovato queste Ringicula a Vignola (MO), in un affioramento di argille azzurre del Piacenziano.