Questi fragili bivalvi vengono chiamati "ostriche cipolline": si attaccano ai substrati duri come conchiglie, rocce o scheletri di altri organismi, grazie al loro piede e alla loro forma appiattita e idrodinamica. Nel Mediterraneo sono presenti due generi, Anomia e Pododesmus: essi si differenziano principalmente dalle impronte muscolari interne, che sono 3 in Anomia (due piccole e una grande) e 2 in Pododesmus (una grande e una piccola). Quello delle impronte è il metodo più sicuro per la differenziazione dei due generi, infatti identificare un Anomiidae vivente (quando cioè non si vedono le impronte sull'interno della valva inferiore) è molto rischioso.
C'è della confusione sul web riguardo questa famiglia: innanzitutto per il genere Pododesmus, molti siti web differenziano le 5 specie nel Mediterraneo, altri affermano di essere tutte la varietà di una sola; dato che i caratteri diagnostici sono la forma e la scultura, molti sollevano il dubbio che si tratti non di specie diverse bensì adattamenti a condizioni estreme o tranquille. Anche per Anomia ephippium il discorso è lo stesso, solo al contrario: alcuni esperti ritengono che sia un insieme di specie ancora da "sbrogliare", dato l'enorme polimorfismo di questa specie.
Per quanto riguarda i ritrovamenti fossili, a mio dire è molto raro trovare questi bivalvi intatti, primo per la loro piccola dimensione, secondo per l'estrema fragilità dei gusci; tuttavia certe varietà molto ispessite (come Anomia ephippium var. aspera) presentano un guscio resistente almeno quanto le giovani Ostrea edulis che si trovano con non troppa rarità in ogni sedimento. Comunque sia, sono più facili da trovare integra nelle argille che in altre rocce.
Questo anomide mi ha dato non pochi dubbi: ha le due impronte muscolari tipiche dei Pododesmus, e tali da escludere il genere Anomia (nelle foto si vede molto poco la seconda impronta, più piccola); la forma della conchiglia non porta però al più frequente P. patelliformis quanto alla specie (o varietà?) P. glaucus, più liscia e ornata da righe spirali.
Ho letto sul web e su vari forum che alcuni ritengono che questa specie sia in realtà un varietà di P. patelliformis, adattatasi alla vita "tranquilla" di anfratti o lagune dove l'azione delle onde e dei sedimenti non è spiccata, permettendo al mollusco di assumere una forma più fragile e meno ornata da pieghe e costole.
Questa piccola conchiglia (poco più di un centimetro di lunghezza, ma probabilmente frammentaria) è costituita da un corpo rotondeggiante, liscio e ornato da linee di accrescimento, un piccolo umbone a punta che ospita sotto di esso una cerniera (sembrerebbe eterodonte), un interno della valva molto lucido, quasi madreperlaceo, con una grossa impronta muscolare ben visibile e un'altra parzialmente nascosta.
Questo esemplare proviene dalle argille azzurre plioceniche di Vignola, sul fiume Panaro (MO).