Le Fasciolariidae appartengono alla superfamiglia Buccinoidea: effettivamente il canale sifonale dolcemente raccordato con la bocca e la forma fusiforme slanciata ricordano molto le conchiglie della famiglia Buccinidae. Le fasciolarie hanno spesso grandi dimensioni (alcune raggiungono 60 cm1), una conchiglia biconica con un canale sifonale spesso lungo o comunque moderatamente sviluppato, diritto o obliquo, possono essere ornate da tubercoli o spine (che rendono i giri molto angolosi e convessi) oppure essere finemente rigate da strette e sottili linee spirali. Hanno un opercolo corneo di forma ovaloide.
Le Fasciolariidae sono tutte carnivore1 e le loro prede usuali sono altri gasteropodi o bivalvi, e alcune specie si nutrono anche di vermi o di balani. Vivono in acque principalmente tropicali ma anche temperate; il loro habitat è la zona rocciosa presso la costa ma si trovano anche in zone più profonde2.
I principali generi sono Fasciolaria, Fusinus e Latirus; sulla pagina WoRMS (LINK) è possibile consultare l'elenco completo dei generi attualmente viventi. In ambito fossilifero non sono molto comuni, almeno non come altre famiglie tipo Nassariidae o Muricidae: ho trovato fasciolarie soprattutto nel Pliocene dell'Emilia e della Toscana, oltre che splendidi esemplari nella Tuscia viterbese (macchia della Turchina).
Nel Miocene francese penso che la specie più comune e conosciuta sia Euthriofusus burdigalensis: è inconfondibile con altre specie. Gli altri generi presenti in questo periodo (secondo "Actes de la societèe linneenne" vol. 79) sono Fusus, Strptochetus, Fasciolaria, Lathyrus (sinonimo di Latirus3), Dolicholathyrus. La famiglia è conosciuta dal Cretaceo4 (ritrovamenti addirittura in Antartide)
Questo Fasciolariidae ha una forma inconfondibile ed è molto comune nel Miocene francese, dove si rinviene nei piani Burdigaliano e Serravalliano. Raggiunge grandi dimensioni (59 mm nell'atlante, 32 mm il mio esemplare più grande) e ha una forma fusoide, allungata, con spira bassa e lungo canale sifonale. L'angolo apicale può variare da 47-48° fino ai 55°. E' formato da sette o otto giri convessi e variabilmente angolosi, separati da suture strette e percorsi da coste assiali poco marcate e da fitte linee spirali abbastanza marcate. Sul corpo insistono anche linee di accrescimento curvilinee, visibili soprattutto nell'ultimo giro, che occupa circa i quattro quinti della lunghezza del corpo. Questo mollusco è abbastanza variabile, quindi si possono trovare esemplari con angolo apicale più acuto o più ottuso e con linee spirali più o meno marcate.
L'apertura è ovaloide-rotonda, rigata all'interno, dal labbro sottile e non varicoso. La base del mollusco comincia con un repentino restringimento della larghezza, che sfocia in un collo sinuoso e conico che costituisce il canale sifonale: tutta l'area è ornata da linee spirali più evidenti rispetto alla spira. La columella è sinuosa e il callo è molto poco esteso.
Non è confondibile con nessun'altra specie: le altre del genere sono più slanciate e meno allargate (come E. hornesi) o hanno giri più angolosi e dimensioni molto minori (come E. peyrerensis).
Questa specie è conosciuta anche nell'Oligocene dell'Ungheria e nel Miocene dell'Austria, Germania e Italia.
Questa varietà di Euthriofusus burdigalensis è caratterizzata da uno slancio maggiore della spira, con un angolo apicale più acuto; inoltre le linee spirali sono ben più marcate che nella specie base. I giri sono inoltre meno convessi e il labbro è più regolarmente circolare, meno sinuoso. Segnalata nel Burdigaliano.