Le Clavatulidae sono conchiglie dall'aspetto allungato e slanciato, con forme che variano molto all'interno della famiglia, infatti sono differenziate dalle altre non tanto morfologicamente quanto cladisticamente (cioè basandosi sul fatto che, a quanto pare, avrebbero tutte un antenato comune dal quale discendono, per approfondire vedi qui LINK); tempo fa erano raggruppate nella grande famiglia Turridae e considerate una sua sottofamiglia, ma studi basati sulla biologia molecolare utilizzanti metodi moderni e avanzati hanno permesso, per lo stesso motivo di prima, la loro separazione.
I tratti comuni di questi molluschi sono appunto la forma allungata e slanciata, dalla spira alta; hanno molti giri, spesso separati da grosse ed evidenti rampe suturali; inoltre non sempre sono decorati, infatti la famiglia comprende specie completamente lisce e altre finemente rigate. Hanno un seno anale che spesso è molto profondo ed evidente; questa struttura del labbro esterno serve al mollusco per far uscire il sifone. Un altro tratto comune meno apprezzabile soprattutto negli esemplari fossili è l'opercolo, che ha un nucleo medio-laterale1.
Nel Miocene francese sono presenti varie specie, abbastanza facilmente riconoscibili grazie alla scultura, il numero di giri, la conformazione della rampa suturale, la dimensione e l'angolo all'apice; nonostante questa relativa semplicità nel riconoscimento, le immagini sull'atlante "Actes de la societèe linneenne" vol. 83 che contiene le illustrazioni dei fossili di questa famiglia sono molto sbiadite e spesso illeggibili, e il grande numero di specie descritte complica ulteriormente la situazione. Mi ci è voluto molto tempo per confrontare a volte anche 7 specie per un solo esemplare, e il risultato ottenuto non è sempre accurato al 100%; a questo si sommano anche le piccole dimensioni e le cattive condizioni di alcuni miei esemplari a cui manca la bocca, una parte fondamentale per la corretta identificazione.
Le Clavatulidae sono conosciute nei depositi fossiliferi di tutto il mondo; in particolare, ne possiedo alcuni esemplari ritrovati negli appennini emiliani (come a Vignola e nel Contrafforte pliocenico, inoltre esemplari ricevuti provenienti da Rio Rocca e Monticelli, RE) e molti pezzi provenienti dal Miocene della Francia.
Clavatula jouanneti è una conchiglia di media taglia, caratterizzata da una forma slanciata e conica tipica della famiglia e un lungo canale sifonale. L'angolo all'apice è di circa 40° (37° nel mio esemplare, quindi penso possa variare molto) e il profilo conico è reso discontinuo dai grossi cordoni spirali subsuturali. Questi cordoni non sono angolosi ma bensì arrotondati e dolci: questa caratteristica differenzia questo mollusco dalla simile Clavatula carinifera. La decorazione inizia, nei primi giri, con un cordone subsuturale e una fila di perline che sparisce a partire dal quinto-sesto giro esclusa la protoconca; quest'ultima purtroppo nel mio esemplare non si può apprezzare perchè mancante, ma non è un carattere importante nella distinzione della specie, come del resto in tutte le altre della famiglia. Nel resto del corpo continua ad insistere il cordone suturale, che come detto prima è liscio, arrotondato e uniformemente convesso; si notano, soprattutto nell'ultimo giro, le linee di accrescimento ondulate che nel labbro sfociano nella sinuosità del seno anale, che è ben profondo ma non angoloso e dona una forma particolare a tutto il labbro, che è distaccato dal corpo nell'ultimissimo tratto (nella prospettiva parallela al labbro in foto si nota benissimo). La base del mollusco è solcata da finissime linee spirali, che interessano tutta l'area sifonale. Il callo columellare c'è ma come nel resto delle conchiglie di questa famiglia è poco esteso e confinato all'interno della bocca; il sifone è invece lungo e sottile.
Clavatula jouanneti è confondibile con Clavatula semimarginata: anche essa non è infatti angolosa e possiede cordoni subsuturali ben arrotondati, oltre ad avere il resto del corpo liscio e più o meno lo stesso profilo; i caratteri distintivi sono la minore taglia di C. jouanneti, il suo angolo apicale maggiore (37-40° contro i 33° di C. semimarginata) e la forma più tozza e "tarchiata"; inoltre i suoi cordoni suturali sono più accentuati e sporgenti. E' simile nella forma anche a C. carinifera, ma quest'ultima presenta cordoni suturali palesemente angolosi e non arrotondati.
Clavatula jouanneti var. salinensis è una varietà caratterizzata dall'angolo apicale poco più ampio, i giri più convessi e i cordoni suturali posteriori meno pronunciati, oltre ad avere un collo più largo e corto.
Questa specie è segnalata dal Burdigaliano al Serravalliano.
Questo esemplare è molto danneggiato, quindi preferisco mantenere la dicitura "confronto": trovo però in esso i tratti caratteristici di Clavatula semimarginata, cioè il cordone subsuturale arrotondato e non angoloso, l'angolo apicale di 33° e il profilo dei giri concavo.
La descrizione sull'atlante di questa specie la indica di taglia grande, composta da una quindicina di giri, con i primi concavi e solcati dalla caratteristica fila di perline che verso il quinto-sesto giro scompare; la decorazione si mantiene fino agli ultimi giri costituita soltanto dal cordone subsuturale arrotondato e, verso gli ultimi, dalle linee di accrescimento sinuose. L'ultimo giro occupa circa i tre quinti della lunghezza totale e ospita una bocca subovale molto simile a quella di Clavatula jouanneti, specie che le si avvicina molto. Per distinguerle si usa l'angolo apicale, 33° in C. semimarginata e circa 40° in C. jouanneti, la forma più snella e le dimensioni maggiori della prima.
Non avendo a disposizione l'esemplare completo non posso dare altre caratteristiche salienti; indico alcuni siti web dove è possibile apprezzare esemplari meglio conservati: LINK, LINK, LINK.
Clavatula carinifera var. burdigalensis differisce dalla specie base per la conformazione dei cordoni suturali; non c'è la descrizione di questa variante sull'atlante "Actes de la societèe linneenne", ma solo l'immagine, eppure sembra che questa "doppia carena" sia esclusiva di questa varietà in quanto la specie base possiede una carena subsuturale angolosa e acuminata. Questa caratteristica la separa nettamente da specie simili come Clavatula jouanneti o Clavatula semimarginata. Anche l'angolo all'apice sembra essere minore, infatti misuro nel mio esemplare un'ampiezza di 31,5° contro i 35° della specie base.
Il profilo è conico, dai bordi approssimativamente rettilinei, con le sporgenze delle carene che costituiscono delle discontinuità. La sutura è poco profonda ma ben visibile, soprattutto per la presenza dei cordoni sopra descritti. Purtroppo non posso apprezzare molte altre caratteristiche data la cattiva condizione del mio esemplare; noto un cordone spirale alla base dell'ultimo giro, ben marcato, che parte dall'interno della bocca e sfocia al labbro seguendo la carena più posteriore. La bocca sembra essere leggermente più aperta di quella di altre specie.
Il secondo esemplare presentato (quello a destra) presenta le carene suturali identiche all'esemplare della prima foto, e si notano anche i primi giri scanalati dalla fila di perline che il primo non ha (perchè mancano i giri o perchè sono molto erosi), tuttavia non sono sicuro al 100% che rientri in questa specie dato l'angolo apicale molto acuto (circa 29°); per questo motivo e per i danni mostrati preferisco indicarla come "confronto".
Per avere confronti fotografici di esemplari più completi ed accurati, guardare qui: LINK, LINK.
Clavatula degrangei presenta una decorazione molto più modesta e semplice rispetto le altre specie "non lisce" della famiglia. Innanzitutto l'angolo apicale è di 30°, che esclude altre specie che potrebbero avvicinarcisi. L'aspetto generale è slanciato e allungato, molto conico, con un corto sifone leggermente obliquo. Il profilo è relativamente continuo e ben conico, infatti le suture sono molto poco profonde anche se ben visibili. La decorazione dei primi giri è tipica di molti molluschi della famiglia, come ad esempio Clavatula carinifera: all'apice si comincia con tre cordoni spirali (purtroppo non visibili nel mio esemplare perchè danneggiato) ornati da perline granulose; mano a mano che ci si avvicina alla bocca il cordone mediano scompare e lascia spazio ad un'area completamente liscia; sopravvive solo quello posteriore, che a ridosso della sutura forma un'increspatura derivante dalle precedenti perline che prima erano regolari e ben definite ma verso gli ultimi giri diventano solo un'irregolarità della superficie liscia che ormai predomina. Sempre verso gli ultimi giri, entrano in gioco le linee di accrescimento assiali ondulate e nella base compaiono delle righe spirali molto fini.
Il profilo è ben rettilineo per le suture molto poco profonde e per le asperità prima descritte molto arrotondate, dolci e basse; tuttavia la linea di sutura che separa ogni giro è ben visibile ed apprezzabile. La bocca è allungata, sfociante dolcemente in un sifone relativamente corto. L'apertura boccale non è apprezzabile nel mio esemplare, ma la descrizione sull'atlante la indica come semilunare e mutilata, prolungata in avanti con un corto canale; il seno anale è molto largo e abbastanza profondo. Le dimensioni riportate sono di 68 mm di lunghezza per 20 di larghezza; il mio esemplare misura a malapena 20 mm di lunghezza, quindi presumo che sia oltre che danneggiato anche immaturo (una forma giovanile non ancora sviluppata); questo si deduce dalla decorazione granulosa che sparisce soltanto nel terzo-quart'ultimo giro, quando invece essa dovrebbe interessare solo una parte dei primi giri apicali.
Segnalata nel Serravalliano.
Clavatula asperulata è una specie comune nel Miocene aquitano. Ha una taglia media, non piccola, che permette la distinzione immediata da altre specie simili ma più piccole. L'angolo apicale è di 30°; la decorazione comincia con tre cordoni spirali perlinati (le perline o asperità si notano di più nei due giri posteriori rispetto a quello anteriore), che si mantengono ben separati e distinguibili fino al sesto-settimo giro, dopodichè quello centrale si spiana formando una concavità ben visibile nel profilo; gli altri due giri diventano subsuturali e mantengono le asperità, le quali si irrobustiscono, si moltiplicano e verso i giri finali sfociano in spine arrotondate; da quando i tre cordoni apicali si separano intervengono anche le righe spirali, che dal sesto-settimo giro cominciano a solcare il cordone centrale accentuandone la sua concavità. Le strie spirali diventano visibilissime negli ultimi giri e creano increspature che rendono ancora più irregolare la scultura ordinata presente nei primi giri. Il profilo del mollusco risulta quindi conico regolare nei primi giri, e a partire dal quinto-sesto compare una concavità al centro del giro, sempre più accentuata mano a mano che si va verso la bocca, anche grazie alle corone di spine sporgenti che si formano a ridosso delle suture.
Il seno anale è mediamente sviluppato, ben visibile negli esemplari non danneggiati. La bocca occupa circa un terzo della lunghezza totale, è allungata e angolosa, dolcemente raccordata con il corto canale sifonale e terminante in alto con un piccolo canale rettilineo, poco visibile. Il callo columellare è presente ma essendo poco esteso copre una minuscola parte dell'ultimo giro. Le dimensioni dell'esemplare raffigurato sono di 36 mm di altezza per 12 mm di larghezza; sull'atlante le dimensioni riportate sono di 46x16 mm.
Segnalata per il Burdigaliano. Personalmente non la ritengo confondibile con altre specie; la sua decorazione, l'angolo apicale e la dimensione ne facilitano molto la distinzione; questa famiglia permette spesso la determinazione quasi certa anche con un semplice riscontro fotografico.
Si trova anche in altre parti dell'Europa, come in Turchia o in Ungheria1.