Le Arcidae, affini ai Glycymerididae e Limopsidae, sono bivalvi di dimensioni medie caratterizzati da una forma generalmente allungata, molte coste e una cerniera tassodonte, spesso molto estesa. Hanno un'area pianeggiante appena sotto l'umbone, compresa tra questo e la cerniera.
Sono tipiche di fondali sabbiosi, molte specie vivono sepolte nel limo o nella sabbia fine del fondo. Attualmente contano circa 200 specie in tutto il mondo, sono molto comuni nel Mediterraneo e lo sono state anche nei mari plio-pleistocenici (l'ordine Arcoida risale all'Ordoviciano) come testimoniano i depositi italiani e mediterranei, ci sono infatti intere stratigrafie costituite da conchiglie di Anadara o Arca noae. Qui nella Tuscia viterbese sono abbastanza diffuse le Anadara darwini, dalla forma allungata, e le Arca noae. Ho trovato altre Arcidae anche nelle argille emiliane, ne ho vari esemplari provenienti da luoghi diversi, principalmente di Anadara diluvii.
Si potrebbero confondere con i Cardiidae o i Carditidae, ma la cerniera toglie qualsiasi dubbio: infatti quella tassodonte la possiedono solo questa famiglia, i Limopsidae, i Glycymerididae, i Nuculanidae e i Nuculidae.
L'identificazione delle varie specie può essere effettuata partendo dal genere: ognuno ha caratteristiche peculiari e forma diversa dagli altri, come ad esempio le Arca che sono allungate e massicce ma angolose, le Barbatia che sono allungate ma dalle linee curve e morbide. Le specie sono altrettanto facili da riconoscere grazie principalmente alla forma e alla dimensione, quindi un riscontro fotografico è spesso sufficiente per togliere ogni dubbio. Nell'immagine a destra, differenze di forma tra i generi.
Per quanto riguarda il Miocene francese, sulle Anadara si trovano molte informazioni contraddittorie sul web e molti nomi spesso obsoleti.
Ad esempio, la Anadara cardiiformis descritta in un documento del 2003 sui bivalvi dell'aquitania1, secondo WoRMS è in sinonimia con Anadara bifrons, conchiglia tra l'altro attuale che vive nell'America centrale2; su altri siti3 si trovano molti altri nomi come A. fichteli e A. daneyi, e non so quanto possano essere validi.
Le fonti utilizzate per la classificazione di queste specie si trovano in "Actes de la societèe linneenne" volume 66.
Proprio in questo documento (che ormai considero come una bibbia per questo argomento) si possono trovare varie specie di questa famiglia divise nei generi Arca, Anadara, Pectinarca, Scapharca, Striarca e Lunarca; anche se in questo testo sono indicati come sottogeneri di Arca, io preferisco indicarli come generi data la moderna classificazione della famiglia. Le caratteristiche di distinzione dei due generi principali indicate nel testo sono:
Anadara diluvii è un mollusco noto in molti altri piani geologici e località: anche nel nostro Pliocene italiano (vedi scheda dedicata in "fossili italiani" in LINK) è ritrovabile nel reggiano (Vignola) o nel piacentino (Castell'Arquato); inoltre è segnalata nel Pleistocene di Gran Canaria, nel Pliocene di molti paesi del Mediterraneo come Cipro, Algeria, Grecia e Spagna, nel Miocene di innumerevoli altri paesi (Francia, Grecia, Marocco, Polonia, Germania, Olanda...)e nell'oligocene austriaco e ungherese1. Sembra quindi che nel terziario questa specie sia stata geograficamente molto diffusa, forte di un gran numero di esemplari; tuttavia, oggi questa specie è estinta1.
Gli esemplari del Miocene francese non si discostano per niente dalla forma di quelli italiani: stesso profilo globoso, abbastanza obliquo, inequilaterale, dai contorni molto arrotondati e dal bordo cardinale rettilineo.
I tratti per riconoscerla sono appunto il raccordo molto dolce dei bordi: quello anteriore è circa un quarto di cerchio, e risulta più dolcemente curvo rispetto a quello posteriore, che presenta un lobo abbastanza sporgente ma che non crea uno slancio esagerato alla conchiglia. La linea della cerniera è rettilinea: essa ospita la cerniera tassodonte, formata da numerosi dentini molto piccoli e ravvicinati, di altezza molto simile tra di loro, che si arcuano leggermente ai bordi tendendo verso il bordo palleale. L'area ligamentare non è troppo ampia, scavata e ben visibile e riconoscibile, il cui piano è ortogonale a quello della cerniera; è solcata da linee che formano triangoli con vertice l'umbone, in numero variabile, a volte poco vistosi soprattutto negli esemplari piccoli. La forma del dorso, vista da davanti, risulta ben gonfia e convessa al centro, mentre alle estremità ritorna pianeggiante con un accenno di concavità; le coste che lo ornano sono una trentina di media (ne conto dalle 28 alle 30 nei miei esemplari, facendo conto che le loro dimensioni non superano i 20 mm) e sono separate da spazi intercostali che sono di larghezza uguale o tutt'al più inferiore a quella delle coste. Le stesse aree intercostali sono attraversate da solchi generati dalle linee di accrescimento; queste linee producono invece sulle coste delle piccole protuberanze sporgenti, dolci e arrotondate, quasi invisibili, soprattutto vicino al bordo. Le impressioni muscolari sono diverse l'un l'altra, subquadrangolari, in particolare quella anteriore è più piccola e più alta (vicina alla linea cardinale) rispetto a quella posteriore. La linea palleale è molto distante dal bordo interno, che è grossolanamente dentellato.
La taglia è medio-grande: sul testo consultato è riportata una dimensione di 38 mm, mentre i miei esemplari non superano i 20 mm.
Si differenzia dalle altre Anadara molto bene per la sua forma globosa e arrotondata; si potrebbe confondere con Anadara turonensis, di forma però più trapezoidale, angolosa e allungata, con umbone più centrato (meno prosogiro, cioè rivolto verso il lato anteriore) e con differenze di pattern e forma dell'area ligamentare; inoltre il lato posteriore di quest'altra specie risulta tronco, e non arrotondato come nella A. diluvii, mentre quello anteriore è meno arrotondato. A. turonensis possiede anche, mediamente, più coste (da 30 a 33) che hanno protuberanze più sporgenti e rilevate, mentre quelle di A. diluvii quasi non si notano.
Questa specie è presente nel bacino aquitano nei piani Tortoniano e Langhiano.
Anadara girondica è una delle specie di questo genere segnalate nel Miocene francese. Partiamo dalla forma: allungata, schiacciata in direzione umbo-ventrale e poco convessa di profilo. Il lato anteriore è tronco superiormente, a livello della cerniera, e raccordato molto dolcemente con il bordo palleale; il lato posteriore è invece sporgente e forma un lobo che altera di molto la regolarità della valva, rendendola inequilaterale. La linea cardinale è rettilinea, dalle estremità appuntite non raccordate con i lati; essa ospita la stretta cerniera composta da piccolissimi denti molto ravvicinati che diventano ancora più compressi nella zona centrale che nelle estremità, dove i loro assi convergono leggermente verso il centro della valva. L'umbone prosogiro non è così tanto sporgente, almeno non come in altre specie di questo genere. La linea palleale è anche qui ben distanziata dal bordo, il quale si presenta ben dentellato internamente. Impronte muscolari quadrongolari allungate, diverse, l'anteriore risulta più vicina alla linea cardinale rispetto alla posteriore. La decorazione esterna è composta da coste, in numero variabile dalle 26 alle 28, finemente percorse da linee di accrescimento che le rendono ondulate. Gli spazi intercostali sono all'incirca dello stesso spessore delle coste e sono anch'essi percorsi dalle linee di accrescimento. L'area ligamentare è stretta, dai contorni poco certi, solcata anche essa da linee di accrescimento convergenti verso l'umbone.
Le differenze con le altre congeneri del Miocene francese sono da ricondurre principalmente nel profilo, nel numero di coste e nelle dimensioni: mediamente più piccola delle altre, possiede una forma molto allungata tipica di questa specie; inoltre è molto appiattita e poco inflata e globosa, differenziandola bene dalle altre Anadara. La specie a mio parere più vicina potrebbe essere A. diluvii: più bombata, meno allungata, con 4-5 coste in più, area ligamentare diversa, anche se negli esemplari piccoli è difficile trarre una conclusione immediata essendo molto simili tra di loro.
In questo LINK è presente una raffigurazione di questa specie molto simile ai miei campioni, ma con 33 coste (???). Dalle fonti web questo mollusco è segnalato nel Miocene francese e in quello ungherese1,2.