Pulire e preparare gusci di molluschi per una collezione può essere facile come muovere un dito ma anche difficile e faticoso, e anche i tempi di lavoro sono molto variabili. Questo perchè, a seconda di come si ottiene una conchiglia, si avranno diversi metodi di pulizia a seconda del tipo di incrostazioni da eliminare, la loro entità o la fragilità della conchiglia. Vedremo in questa sezione come preparare i molluschi per l'esposizione, dai trattamenti più facili e rapidi a quelli più dispendiosi, nei quali occorre perdere molto tempo e usare prodotti particolari.




Questa Hexaplex trunculus è stata pulita solo meccanicamente.
Questa Hexaplex trunculus è stata pulita solo meccanicamente.

LA PULIZIA MECCANICA


Per "pulizia meccanica" intendo quella che si fa senza prodotti chimici, ma solo con l'ausilio di spazzole e acqua corrente.

La pulizia con le spazzole, per come la vedo io, va fatta sempre e comunque, anche se la conchiglia è perfetta: raccogliendole dal mare è inevitabile che ci sia "qualcosa" sopra, quindi è sempre meglio darle una spazzolata oppure una sciacquata sotto l'acqua corrente con l'aiuto delle dita che sfregano.

Sconsiglio generalmente di utilizzare utensili più duri del carbonato di calcio per pulire le conchiglie, come aghi di acciaio o cacciaviti: possono rigare e danneggiare ulteriormente la conchiglia. L'unico caso in cui uso questi attrezzi è nell'eliminazione dei tubi dei vermetidi: con molta delicatezza si va a raschiare il tubicino che si staccherà completamente senza lasciare segni, quando piccolo. Se è un grosso tubo, ben calcificato, bisognerà prendere in considerazione la possibilità che lasci il segno.

Comunque la miglior pulizia meccanica è quella che si fa con una spazzola da unghie (o spazzolino da denti) sotto l'acqua corrente, con molto olio di gomito.


Spesso le conchiglie spiaggiate sono danneggiate, come questa Ocenebra erinaceus
Spesso le conchiglie spiaggiate sono danneggiate, come questa Ocenebra erinaceus

LA PULIZIA DELLE CONCHIGLIE SPIAGGIATE


Le conchiglie spiaggiate sono le più semplici da pulire, perchè spesso sono già in condizioni tali da non necessitare di nessun intervento.

Ovviamente sono da scartare (da non raccogliere proprio) quelle danneggiate, rotte o con parti mancanti perchè come è intuitivo pensare non si possono riportare più allo stato iniziale.

Ci sono poi quelle incrostate da organismi calcarei come spugne, briozoi, vermetidi o alghe coralline: di questo parlerò più avanti nei metodi di pulizia meccanici e con acidi.

Spesso le conchiglie, soprattutto nei fondali rocciosi, presentano una patina verde di microalghe: la soluzione è l'ipoclorito di sodio (candeggina), anche questo illustrato più giù.

Abbiamo anche quelle pagurate, molto ostiche da pulire e che necessitano di varie fasi per eliminare il crostaceo ospite.


Foto presa da conchigliedelmediterraneo.it
Foto presa da conchigliedelmediterraneo.it

LA PULIZIA DELLE CONCHIGLIE PESCATE SOTT'ACQUA

 

Le conchiglie "pescate", che siano vive o morte, sono molto più complicate da pulire, e in generale sconsiglio la raccolta di esemplari comuni, che si trovano spiaggiati, oppure di piccole dimensioni o di qualità non eccezionali. Questo perchè è molto più conveniente raccogliere un guscio vuoto di una specie spiaggiata, già pulita o poco sporca, piuttosto che cercarla sul fondo: questo non è vero invece per le specie che si rinvengono solo in acqua oppure che sono così fragili da dover essere pescate vive. Per chiarire meglio faccio due esempi:

 

- Hexaplex trunculus è comune di grosse dimensioni spiaggiata. Tuttavia i suoi nicchi sono spesso danneggiati, sia per l'erosione che per l'incrostazione, magari spaccati o bucati, gli esemplari spiaggiati di qualità ottima sono quindi piuttosto rari; se la si pesca viva, le conchiglie sono perfettamente integre e protette naturalmente dalle perforazioni di spugne, al massimo sono incrostate da briozoi ed alghe che non erodono la conchiglia. I miei migliori esemplari di questa specie li ho pescati, una volta puliti assumono un bellissimo colore scuro a righe bianche, altrimenti quasi invisibili.

 

- i pettini, come Aequipecten opercularis o Flexopecten glaber, si trovano spesso spiaggiati, rotti, danneggiati o comunque mancanti di una valva: andandoli a pescare si possono trovare esemplari magnifici, perfettamente integri e non incrostati.

 

- i Cerithium, le Gibbula e i trochidi sono spesso trovati spiaggiati perfettamente integri: questo per la loro robustezza e la poca o assente incrostazione che li accompagna. Per questo conviene raccogliere gli esemplari spiaggiati e non affrontare la rogna della pulizia del mollusco vivo.


Bolinus brandaris prima e dopo il trattamento in candeggina: sono serviti 4 lavaggi da 8 minuti circa e spazzolate ogni volta. Purtroppo la conchiglia è danneggiata permanentemente dall'erosione chimica di altri organismi marini (spugne?)
Bolinus brandaris prima e dopo il trattamento in candeggina: sono serviti 4 lavaggi da 8 minuti circa e spazzolate ogni volta. Purtroppo la conchiglia è danneggiata permanentemente dall'erosione chimica di altri organismi marini (spugne?)

ELIMINARE LE INCROSTAZIONI BIOLOGICHE: ALGHE CORALLINE E ALGHE VERDI

 

Questa categoria di "sporco" comprende tutto ciò che è biologico, dai tessuti di spugne e briozoi alle alghe rosse incrostanti ai peletti di alghe verdi ai resti di mollusco all'interno della conchiglia.

Il prodotto chimico che fa per noi in questo caso è la CANDEGGINA o IPOCLORITO DI SODIO: non mi soffermo a dettare precauzioni e metodo d'utilizzo sicuro. Questo prodotto chimico attacca direttamente i tessuti organici grazie alla grande azione ossidante: quando in soluzione acquosa, si dissocia e ha lo stesso effetto dell'acqua ossigenata, cioè ossida i tessuti disgregandoli.

Attenzione, la candeggina è anche uno sbiancante: non lasciare quindi le conchiglie a bagno per troppo tempo. La mia esperienza mi ha insegnato che per una piccola conchiglia (sperimentato su Pollia dorbignyi) un bagno di 8-10 minuti è più che sufficiente; dopo il bagno i residui verdi di alghe scompariranno e al loro posto rimarrà una melma viscida, che si potrà rimuovere con una spazzola e poi lavare in acqua pulita.

A volte servono più bagni di candeggina per eliminare le incrostazioni ostinate, come le alghe coralline: si effettuerà un bagno di 10 minuti, si controlla lo stato e si spazzola, poi si decide se ripetere il bagno.

Si possono anche alternare bagni di candeggina e acido cloridrico, specie in incrostazioni biologiche calcaree. Ma MOLTA ATTENZIONE: una volta tolto il campione dalla candeggina occorre sciacquarlo più che bene prima dell'acidatura perchè CANDEGGINA + ACIDO MURIATICO = CLORO GASSOSO, tossico e irritante e se inalato in grandi quantità può anche essere fatale. Inoltre il cloro attacca tutto ciò che è metallico, compreso acciaio inox e metalli nobili come oro e argento. Prestare quindi molta attenzione a non far entrare in contatto i due prodotti.

Un altro svantaggio dell'utilizzo della candeggina è che lascia uno sgradevole odore per molto tempo è difficile da eliminare: eseguire quindi ripetuti bagni di acqua e sapone finchè tale odore non scompare.


Una patella troppo acidata: diventa troppo sottile e fragile, i colori sono alterati, addirittura diventa trasparente.
Una patella troppo acidata: diventa troppo sottile e fragile, i colori sono alterati, addirittura diventa trasparente.

L'ACIDATURA: I PRO E I CONTRO

"Acidare" significa far reagire le conchiglie con acido muriatico (una soluzione acquosa di acido cloridrico al 10-20%). Molte persone sono contrarie a questo, ma io ho sempre ottenuto effetti sorprendenti: ovviamente non bisogna nè immergere la conchiglia nell'acido nè farla rimanere a contatto troppo tempo.

Io agisco così: preparo una bacinella di vetro in cui verso l'acido senza diluirlo (così come lo si trova nella bottiglia, che è già diluito al 10-20%), dopodichè prendo un pennello molto fine che immergo nell'acido, faccio scolare quei 2-3 secondi e spennello la superficie della conchiglia per massimo 5-10 secondi, a seconda della grandezza dell'area. Fatto questo butto immediatamente il campione sotto acqua corrente per 2-3 secondi e controllo l'effetto. Con questi tempi così brevi si ottiene un bellissimo effetto: le conchiglie sembrano "rinate", i colori sono molto più accesi e i dettagli si notano maggiormente. Non è vero che si eliminano tubercoli, spine, apici o costolature se si agisce con criterio: ovviamente bisogna sbagliare per imparare, e di conchiglie ne ho sciolte parecchie prima di ottenere la giusta esperienza!

Alcuni accorgimenti per il trattamento con HCl:

- io lo uso esclusivamente sui gasteropodi, i bivalvi non hanno quasi mai bisogno del trattamento.

- le prime volte procedere per brevissimi tempi e a tentativi, controllare l'effetto ogni volta

- mai immergere completamente le conchiglie nell'acido: in men che non si dica l'apice si disgrega o diventa bianco.

- tenere sempre a portata di mano l'acqua corrente, sia per la conchiglia che per se stessi.

- se si tocca con la pelle l'acido per POCO TEMPO non succede nulla, intendo pochi secondi; se si hanno ferite o taglietti si sentirà subito una forte irritazione, sciacquare con acqua corrente o preparare un bicchiere con acqua e bicarbonato e immergere la parte del corpo offesa. Evitare comunque sia il contatto con la pelle

- NON miscelare con candeggina!! (cloro = molto tossico)

- oltre che a risaltare i colori, si può usare localmente per togliere incrostazioni tenaci, come i piccoli balani e le loro tracce di attacco. Attenzione però che l'acido colerà dappertutto, bisogna mantenerlo solo nell'areale desiderato.

- io lo uso frequentemente su Hexaplex trunculus: è vero che è un po innaturale, ma l'acidatura dona un nero molto intenso alla conchiglia mettendo ancora più in risalto le strisce bianche (la conchiglia naturalmente sarebbe grigio scuro-marrone)



Questa Pisania striata ha ricevuto un trattamento in candeggina per eliminare le alghe verdi (durata 5 minuti) e poi una leggera acidata (meno di 10 secondi con un pennello): l'effetto è ottimo, anche se la foto non rende.



Purtroppo questi piccoli paguri finiscono nella rete di raccolta senza accorgersene...
Purtroppo questi piccoli paguri finiscono nella rete di raccolta senza accorgersene...

ELIMINARE I MOLLUSCHI E I PAGURI


Prima di addentrarmi in questo argomento voglio precisare una cosa: se le conchiglie sono pagurate, di norma, NON si devono raccogliere. Questo perchè questi crostacei sono molto importanti per l'ecosistema marino e perchè ucciderli è una barbarie ed è crudele, per come la vedo io.

Vi chiederete, allora perchè scrivi "come eliminare i paguri e le parti molli dei molluschi"? Perchè molte volte mi è capitato, raccogliendo conchiglie, di prenderne qualcuna senza volerlo che abbia un paguro all'interno, che essendo rintanato non si è fatto notare; oppure di scendere sott'acqua, notare un grosso murice che cammina in mezzo a una prateria insieme a molti altri e pensare "potrei prenderlo ed estrarre la conchiglia".

E bene, tornato a casa mi ritrovo con alcune conchiglie che camminano, che sono appunto pagurate, e alcune ancora vive (con il mollusco all'interno). La cosa migliore da fare è lasciarli morire per asfissia, mettendoli in acqua dolce: in questo modo non riescono più a fissare l'ossigeno dell'acqua, si "addormentano" (anche se non è un sonno) e muoiono, credo, senza provare dolore. Evitare i metodi che si leggono spesso sul web come la bollitura, il congelamento, l'alcool: oltre a offrire una morte penosa all'animale, rovina anche la conchiglia.

Arrivati a questo punto (paguro o mollusco morto) si procede così:


- Per i paguri, bisogna cercare di sfilarlo delicatamente dalla conchiglia con un movimento "a srotolare", con pochissima forza e lasciando agli artigli posteriori del paguro il tempo di mollare la presa dalla conchiglia (anche quando è morto si può incastrare e sembra che oppone resistenza, in realtà non sono i muscoli del paguro a tirare). Attenzione a non tirare troppo, pena lo smembramento del paguro, dal quale usciranno simpatiche budella gialle.

In caso il paguro si strappi (nel 60% dei casi almeno) bisogna, aiutandosi con delle pinzette, rimuovere tutti i tessuti molli all'interno, pena la puzza di crostaceo morto (molto più sgradevole di quella di pesce marcio); se ciò non portasse a nulla si adottano le soluzioni drastiche. Prima si usa un getto d'acqua a pressione, che nella maggior parte dei casi riesce a fare uscire tutti i tessuti rimasti dentro; se ciò non avvenisse (o se non si dispone di un getto a pressione), si immerge la conchiglia nella candeggina e si agita: questo prodotto, oltre che a disgregare il tessuto organico e facilitare la rimozione, disinfetta anche.

Una volta tolto il paguro con i metodi "convenzionali" (cioè con pinzette o al massimo con getto d'acqua) consiglio 2-3 secondi di immersione nell'alcool per disinfettare (NON alcool rosa, macchia irrimediabilmente).


- Per il mollusco vivo, consiglio di usare la stessa pratica, cioè lasciarlo morire in acqua dolce, per i motivi già descritti. Sperando che il mollusco sia uscito e non rintanato dietro il suo opercolo all'interno della conchiglia, esso dovrebbe spirare in 24-48 ore. Se il mollusco da quando si pesca a quando si lascia dentro l'acqua dolce non esce, è cioè ritratto, è un problema: a me un Hexaplex trunculus è sopravvissuto per 3 giorni dentro l'acqua dolce, non so come, ma è successo.

Comunque, una volta che il gasteropode è morto bisogna estrarlo: qui è molto ostica la cosa, bisogna lavorare di pinzette e di leve, cercando a tutti i costi di non strappare i tessuti. Anche qui aiutarsi con getto d'acqua e, alle perse, candeggina. NON bollire o congelare, la conchiolina del guscio si danneggia e diventa molto fragile.

Per i bivalvi è molto più facile: aprire le valve rompendo i muscoli ma stando attento a non spezzare il legamento che collega le valve, dopodichè estrarre le parti molli con un coltello.


Un accorgimento quando si pesca animali vivi: MAI lasciare le conchiglie (con mollusco o con paguro che sia) più di tre giorni senza pulirle dopo la morte dell'organismo, pena una puzza allucinante che complicherà di non poco le operazioni di pulizia, oltre che alla fuoriuscita di sgradevolissimi liquidi neri o marroni o peggio ancora bigattini. Non importa se in acqua o in aria, sempre puzza faranno.


Il "banco di pulizia" per le conchiglie. Ci sono candeggina, acido muriatico, acqua, pinzette e spazzola.
Il "banco di pulizia" per le conchiglie. Ci sono candeggina, acido muriatico, acqua, pinzette e spazzola.

Alla fine dei trattamenti le conchiglie si presentano lucenti e con colori accesi.
Alla fine dei trattamenti le conchiglie si presentano lucenti e con colori accesi.

ULTIMO LAVAGGIO E ASCIUGATURA

 

Dopo aver eseguito i trattamenti necessari (ripeto, non sempre c'è bisogno di farli tutti) le conchiglie dovrebbero presentarsi pulite, coi colori accesi e ben asciutte.

 

Adagiare i gusci su fogli di carta assorbente, dopodichè fare asciugare all'aria aperta, ma NON al sole: la luce deturpa prematuramente i pigmenti dei nicchi.

 

Evitare asciugature meccaniche (strofinacci e company) e fonti di calore (phon, termosifoni, stufe) perchè danneggerebbero le conchiglie portando allo stesso identico risultato di asciugatura dell'aria.

 

Consiglio, specie se si ha avuto a che fare con paguri o molluschi morti, di fare una serie di bagni in acqua e disinfettante con sapone, in modo da uccidere tutti i batteri e togliere l'odore di mare.


TRATTAMENTI DI CONSERVAZIONE

 

Si possono applicare, ad asciugatura completa, olii protettivi per conservare la lucentezza delle conchiglie.

Evitare spray e cere, la soluzione migliore è spennellare pochissimo olio di vaselina sui gusci con un pennello fine: gli spray potrebbero portare ad appiccicume di polvere, così come le cere, che risultano opache e con la tipica lucentezza spenta. Nelle conchiglie come Columbella rustica o le cipree non è necessario applicarle, così come non si applicano a conchiglie porose e ruvide come Hexaplex trunculus, Ostrea e Chama.