I Murici sono la famiglia più grande di Gasteropodi marini, con centinaia di forme e dimensioni: da conchiglie piccole e lisce a enormi e spinose. Nel Mediterraneo ci sono molti generi rappresentati, principalmente Hexaplex, Bolinus, Ocinebrina, Ocenebra, Rapana, Stramonita che sono i più comuni.
La famiglia si riconosce principalmente per la forma della conchiglia e del sifone: la prima è dominata dall'ultimo giro, che con la grande bocca spesso spinosa o dentellata occupa metà della lunghezza; i sifoni sono sempre molto decorati, circondati da pieghe o tubercoli spinosi, abbastanza lunghi (cioè che si protraggono fuori dalla bocca per uno spazio rilevante).
Oltre alle spine e ai tubercoli già accennati, i murici sono molto variabili, si passa dal sottile e spinoso Bolinus brandaris alle piccole, compatte e quasi lisce Ocinebrina: bisogna quindi affidarsi alle foto per distinguere quale specie si abbia in mano.
Tutti i Murici sono carnivori, e usano una secrezione che ammorbidisce il carbonato di calcio dei gusci delle prede per perforarle e, tramite radula e proboscide, staccano le parti molli e le inghiottono. Usano anche un veleno paralizzante per bloccare le prede. I fori rotondi che si trovano su molte conchiglie sono segni di predazione di Muricidae e Naticidae.
Da alcune specie gli antichi popoli mediterranei estraevano la porpora (principalmente Bolinus Brandaris)
Murice molto bello e variabile in colore, forma, bocca, spine e tubercoli. Presenta un sifone chiuso (ma in alcuni esemplari è aperto forse perchè sono giovanili), grossi tubercoli a volte spinosi, distanziati tra di loro e molto in rilievo, una piccola bocca quasi rotonda e il labbro abbastanza spesso e decorato da grosse spine.
Il colore può variare molto, dal bruno chiaro al grigio al marrone scuro fino a giallino.
Questo comunissimo Muricide è una conchiglia che può raggiungere grandi dimensioni. E' anche molto variabile: il colore va dal nero o bruno al grigio scuro al giallo, la spinosità può essere molto accentuata o quasi assente, ci possono essere delle creste.
Di solito ha delle righe di colorazione, visibili all'interno del labbro, bianche o comunque più chiare.
In immersione si può vedere spesso mentre vaga per fondali di laguna o su scogliere rocciose a caccia di prede. Spesso non si nota perchè sul suo guscio spesso si insediano le alghe e molti organismi incrostanti, come i briozoi.
I murici quando cacciano lasciano sulla conchiglia della preda un buco di forma rotonda: da qui il predatore succhia i tessuti molli per nutrirsi.
Piccolo murice molto variabile in forma e spinosità. Labbro inspessito con dentellatura interna, apice allungato, sifone chiuso.
Murice molto piccolo e particolare. Ha la forma caratteristica del genere Ocinebrina, tubercolata e con bocca dentellata. E' distribuita solo nel litorale laziale e campano. I tubercoli sulle cime hanno macchie più scure (nere o brune). Non supera i 13 mm di lunghezza.
Sono insicuro della classificazione di questa specie: le Ocinebrina sono tutte molto simili tra di loro. Ciò che porta a O. nicolai sono le coste assiali più rade che formano un reticolo di tubercoli con quelle spirali. Ha le coste assiali più distanziate delle altre specie. La bocca è sempre dentata e la conchiglia può essere più o meno spinosa.
Mollusco globoso e massiccio, ultimo giro enorme. La conchiglia è ornata da righe spirali e grossi tubercoli, i più sviluppati sono nell'ultimo giro e vanno a rimpicciolirsi più ci si avvicina all'apice. La bocca è grossa, di colore arancione, spesso ornata da righe. Dimensione massima di 10 cm.
Questo comunissimo e conosciutissimo murice è ricordato per la sua inconfondibile forma, il sifone allungato, la spinosità e le grosse dimensioni.
Ha un canale sifonale molto stretto e allungato, più affusolato di quelli delle altre specie della famiglia; sovente si rinviene con questa parte del guscio mancante, appunto per la sua fragilità. Questo canale è raccordato all'apertura boccale abbastanza dolcemente ed è aperto, circondato da pieghe del mantello che secernono una specie di "labbro" che verso l'alto va a diventare il callo columellare, variabile in estensione da esemplare a esemplare ma sempre ben visibile negli adulti. La bocca è ovaloide, allungata, e il labbro boccale è frastagliato, poco ispessito, e presenta almeno due espansioni spinose molto accentuate (anche queste però molto variabili in dimensione e forma). All'interno sono presenti leggere linee spirali in rilievo che ricalcano la decorazione del guscio esterno.
Il resto del mollusco è tozzo e i giri vanno a rimpicciolirsi e ad accumularsi in fretta: sono ornati da molte spine, variabili a seconda dell'età o dell'habitat del mollusco, ma comunque sempre presenti sulle spalle dell'avvolgimento. Queste spine "nascono" da piegature del guscio (vedi foto 4 in galleria) che risulta quindi, oltre che costellato da queste espansioni, corrugato e ornato da linee spirali ben marcate e abbastanza folte e grosse coste assiali, morbide e rade, che formano le spine prima descritte.
L'apice è appiattito (foto 3 in galleria) e poco appuntito, spesso eroso. Gli esemplari giovanili sono abbastanza dissimili, essendo più "puliti" (con poche spine non molto marcate e la bocca abbastanza sottile), ma si riconoscono abbastanza facilmente.
Da Wikipedia riporto alcune curiosità sulle sue abitudini: è un mollusco necrofago, cioè che si nutre di carcasse; per quanto riguarda la riproduzione, questa specie è ermafrodita e nasce maschio per diventare all'occorrenza femmina. Una volta riprodotte, le femmine depongono le uova tra gli scogli in ammassi gelatinosi biancastri, simili alle uova di Hexaplex trunculus che si vedono molto spesso spiaggiate.
Inutile dire che questo mollusco è diventato famoso anche tra i ragazzi delle scuole elementari, che leggendo le pagine sui Fenici hanno letto dell'utilizzo di questi molluschi per fabbricare la porpora, un pigmento appunto color porpora che veniva usato per tingere le sete e gli abiti di lusso in quell'epoca.